sabato 29 giugno 2013

Quando sono giù di morale, mi fisso con le reginette del pop: che problema ho?

In quasi quattro mesi da Blogger a tempo perso, ho capito una cosa: i miei pensieri raggiungono l'apice subito dopo lo shampoo.
Che poi, a casa mia da settimane ci sono solo shampii (? lol) antiforfora. E nessuno a casa mia ha la forfora.
Chi li compra? Perché lo fa?

Da ieri mi sto autolobotomizzando con Demi Lovato. Cioè, alla fine solo una canzone -di più non la reggo, non sono messa così male-. E nel corso di questo ultimo anno -che da oggi sarà conosciuto come l'anno in cui ebbi svariati travasi di bile, nonché anno in cui il fegato mi sfanculerà definitivamente- ho compreso un'altra Grande Verità sul mio conto:
quando sono giù di morale, sento il bisogno fisico di canzoni di merda.

In situazioni normali -di gioia, o siml tale- adoro ricordare a me stessa che la vita è un chiancone ascoltando canzoni depresse/introspettive/evocative e ispirate da sentimenti mali.

Quando sono triste, vai di Katy Perry, Lady Gaga e ora Demi Lovato.

Perché?


Ho anche capito che essere cinici spocchiosi e colti sul web fa molto cool. No, davvero, mi irrita.
Che poi alla fine il mio blog è un po' cinico e spocchioso (colto proprio no, mi sforzo solo di scrivere in un italiano comprensibile), quindi mi sento parte della massa e mi sale la sconfidenza.
E mi viene l'ansia di distinguermi e fare qualcosa di nuovo, con la consapevolezza che sono e sarò sempre uguale ad altra gente che come me è convinta di raggiungere i cancelli del Nirvana (ci sono i cancelli, lì?) quando ha i capelli bagnati.
Poi boh, magari qualcuno si ispira tagliandosi le unghie dei piedi, o si sente colto dopo un bel bidet. Chi sono io per giudicare?

Demi Lovato...perché?
Perché forse è la temperatura, forse i corsi e ricorsi storici, o l'essermi trovata dopo un anno esatto dall'altra parte mi ha portata a pensare e vivere e convincermi di vivere alcune cose che mi hanno fatta sentire sola e principalmente una merda.
Non è chiaro quello che ho scritto? Non m'importa, non è il mio diario segreto e tu non sei il mio psicologo.
Psicologo, altra parola chiave. Vogliono mandarmici, dicono che ho bisogno d'aiuto.
Secondo me non c'è nulla che uno psicologo possa fare di più rispetto a una qualsiasi reginetta sfranta del pop.
Ma vabbè, tanto alla fine non lo pagherei io quindi onestamente non m'importa. Io so benissimo quali sono i miei problemi e sentirmeli dire da un'altra persona non so quanto possa essermi effettivamente utile.

Magari la cosa contribuirà a rendermi figa: "Hey, ciao, sono Noemi. Sono in cura da uno psicologo perché sono troppo tormentata e figa e bella e maledetta. Bene, appartiamoci e limoniamo come se non ci fosse un domani".

Vorrei solo stare da sola per un po'. Ho bisogno di quel tipo di calma che non posso avere se devo stare a preoccuparmi dei rapporti umani. Io e me stessa. Una tisana e un mappamondo.
Dove vuoi andare?
Chiudo gli occhi, lo faccio girare e al "tre" ci metto l'indice sopra, in un punto a caso. Quello sarò il posto in cui vivrò.
Ed è la quinta volta di fila che finisco in un oceano.
Forse sono una piratessa che insegue chissà cosa, chissà chi.
Per amarlo o ucciderlo, o semplicemente rubargli tutto quello che ha e guardarlo mentre si contorce miserabile nel fango chiedendomi "perché?" tra le lacrime malcelate.

O semplicemente non sono capace di indicare un dannato continente su un mappamondo perché ho una mira di merda.

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