giovedì 6 febbraio 2014

cose stupide che pensavo + le avventure di Noemi Passione Espatrio

uno dei poteri magici che ogni classicista acquisisce durante i primi (solitamente due, poi insomma, siamo sotto al cielo) anni di ginnasio è la salvifica capacità di apprendere al volo i significati di paroloni ignoti ricorrendo all'etimologia. Essenzialmente, scomponi il parolone, ne riconosci la derivazione greca o latina, sfogli il tuo archivio mentale di versioni e pensi "uh, questa l'ho già sentita!" e puoi cavartela coi paroloni senza fare figure di cacca. Questo nella maggior parte dei casi.

Tuttavia, prima di acquisire questo potere, ero una ragazza molto fantasiosa e piena di vita. Per questo, attribuivo significati ad capocchiam -come dicevano gli antichi romani- a parole/modi di dire che non conoscevo, contribuendo alla creazione della realtà distorta e parallela nella quale ho vissuto per anni e che non ho mai del tutto abbandonato.

1) SESSO ORALE: scuole medie. Inizio a sentir parlare di "sesso orale" e a malapena ero cosciente del fatto che tra maschietti e femminucce ci fossero delle differenze anatomiche e soprattutto non avevo idea di come queste differenze fossero fondamentali ai fini della procreazione. E che volete, i miei non mi hanno mai voluto spiegare nulla, internet non lo usavo se non per guardare le foto dei Pokémon e dei Green Day. Siccome a casa mia il sesso era un tabù, non osavo chiedere ai miei cosa fosse il sesso orale (e per fortuna, direi), e non volendo fare la figura della cretina non osavo chiedere nemmeno ai miei amighi supercool. Fu così che elaborai una teoria: sesso orale= pomiciare. E fu così che, la sera in cui ricevetti il mio primo bacio, feci un giro di telefonate pazzesco ad amici e amiche dicendo di aver "perso la mia verginità orale". Telefonate che furono ovviamente sentite da mia madre che mi fece uno degli interrogatori più imbarazzanti della mia vita.

2) AFFINITA' ELETTIVE: primi anni di superiori. Ambiente un po' indie/radical chic. Mentre io andavo girando vestita di nero con cravatte improponibili perché "ero punk", le ragazze cool vestivano vintage e ascoltavano i Beatles, facevano foto con la Polaroid e fumavano con aria da vissute. E parlavano di affinità elettive. Stesso discorso del sesso orale: non sapevo, non volevo chiedere, inventavo. Nel mio mondo tutto speciale, quindi, le affinità elettive altro non erano che pareri affini in tempo di elezioni. Ovvero, "hei, hai sentito il discorso del candidato Giangianni?" "oddio, sì, quell'uomo è un'ispirazione, spero proprio che vinca le elezioni". C'è bisogno che dica che ho collezionato un'invidiabile serie di figure PESSIME?

3) FANTACALCIO: dalle elementari fino a poco meno di un anno fa. Sentivo i miei amici parlare di questo fantacalcio e non capivo cosa fosse. Onestamente non m'importava, ma li vedevo piuttosto presi e quindi la cosa mi incuriosiva. Siccome alle elementari non solo ero profondamente timida, ma venivo anche bullizzata pesantemente, non osavo mostrare segni di debolezza o ignoranza. Decisi quindi di non chiedere nulla ed elaborare una mia teoria sulla base dell'unica cosa che avevo colto dai chiacchiericci dei miei compagni, ovvero che nel fantacalcio dovevi essenzialmente formarti una squadra "ideale": decretai dunque che il fantacalcio consisteva nel mettere su un dream team formato non solo da calciatori propriamente detti, ma anche da supereroi, guerrieri, personaggi storici e chi più ne ha più ne metta. Della serie "metto Hulk in porta!" "io Eddie Guerrero in attacco...GOOOOOOAAAAL!".



*゚‘゚・.。.:* *.:。*゚’゚・.。.:* *.:。Noemi Passione Espatrio*゚ ゚̈*.。.:* *.:。*゚ ゚̈*.。.:*


Mi sembra doveroso spendere qualche riga per parlare dell'esodo che ho dovuto affrontare per ottenere il rilascio dell'agognato Passaporto. 
 
Il mistico Fotografo e il Segreto degli Illuminati: come ben saprete, uno degli step fondamentali nell'iter che bisogna affrontare per avere il Passaporto, è quello della fotografia, che però non può essere una foto X in cui sei carina e ammicchi, no. Nella foto del Passaporto DEVI fare schifo: niente trucco, capelli azzeccati dietro le orecchie, sguardo fisso e inespressivo, perfettamente centrato ed espressione neutra che non lasci trapelare nessun sentimento umano. Decido quindi, memore di passati errori, di evitare di farmi mezzora di coda, presentarmi con le foto fatte alle macchinette ed essere rimandata indietro perché "la foto non va bene" e rivolgermi a un fotografo (anche perché le uniche due macchinette che stanno dalle parti di casa mia rubano i soldi e basta. E se non lo fanno loro lo faranno gli eroinomani che ci vivono dentro). Fino a qualche tempo fa, avevo il mio fotografo di fiducia: un omaccione tedesco con annessa famiglia che per 22 anni di fototessere mi ha chiesto "tu non zembrare italianan, zei ber cazo tetesken?". Poi, da un giorno all'altro, il mio amicone della vita è sparito e ciò mi ha scombussolato l'esistenza. Inizio a girare alla ricerca di un fotografo che mi ispiri. Ne trovo uno davanti al quale passo da anni. Lo studio si trova all'interno del portone ed è segnalato solo da due bacheche in strada con dentro le classiche foto zampe (zampe=cozzale=tamarre=rozze=buzzurre) dei matrimoni più foto di concerti vari con artisti che oscillano da Lucio Dalla (bonanima) a Gigi D'Alessio. Citofono, mi piacciono le avventure.
Lo studio è al piano ammezzato, mi accoglie una signora alta e magra coi capelli ricci sparati e lo sguardo allucinato. Io per natura sono amicona, soprattutto coi commercianti. Di solito mi prendono in simpatia e mi fanno sconti, ma questa signora sembrava del tutto indifferente a qualsiasi mia sollecitazione, che fosse un sorriso o una battuta, alla quale rispondeva con dei nervosi "sisi" o "mh." ai quali avrei volentieri risposto a mia volta con un poderoso rutto, se solo fossi in grado di farne.
Arriva quello che presumo fosse il marito di quella mentecatta e mi fa la foto (che per decenza non condivido qua sopra dato che è oscena e dovrò ringraziare la madonna e tutti i santi se non mi arresteranno per abuso di stupefacenti in ogni aereoporto del mondo). Mentre aspettiamo che l'inchiostro asciughi, il fotografo mi chiede dove devo andare.
"In Giappone, resto un mese a fare volontariato a Kyoto"
(risparmio le risposte della mentecatta, immaginatevi un perenne "mhmhmhmh/sisi" di sottofondo. E quando dico perenne intendo dire PERENNE ai limiti dell'insopportabile)
Dopo un paio di domande di circostanza su clima/fuso orario/motivi che mi spingono ad andare fin lì, NON SO COME il tipo inizia a parlare della sua "vecchia e grossa macchina fotografica" chiedendomi se la volessi vedere. Parzialmente convinta che fosse una metafora sessuale e che parlasse del suo ding-dong e che nel giro di tre secondi la mentecatta avrebbe sbarrato la porta e che nel giro di qualche giorno sarei stata venduta a pezzi in Vietnam, emetto un titubante "sì". Effettivamente, quel brav'uomo mi mostra fiero una macchina fotografica d'epoca e attacca col pippone "eehhh ora si fa tutto per gioco! Mo tutti fotografi! Come i politici! Questi pensano che la politica è un gioco". Allorché mi viene in mente di rispondere "eh sì, come quel pagliaccio di Grillo e quei quattro imbecilli che gli vanno dietro" ma per fortuna la mia parte razionale interviene ricordandomi che i grillini sono ovunque come il cancro e che è meglio sparare luoghi comuni universalmente condivisi piuttosto che prendere una posizione. E infatti, poco dopo, parte l'encomio ai 5 Stelle e al loro magistrale operato affinché "le banche non impiantino i microchip nelle manine dei neonati" o "non si legalizzi il commercio della carne di cane". Inizio a dover combattere contro la voglia di ridere al pensiero di sto cristiano che legge e condivide gli articoli di Lercio prendendoli per veri e scandalizzandosi pure. Ma per fortuna ci sono i 5 Stelle a impedire tutto ciò! Poi, come se non stessi soffrendo abbastanza, parte con gli Illuminati e la Massoneria, 
la lobby delle banche, Monti che fa riunioni segrete su un barcone coi potenti del mondo e io che ormai sono sempre più convinta di trovarmi davanti ad Adam Kadmon e a un Bossari travestito da mentecatta. Grazie a iddio, mentre il Raz De Gan del quartiere murattiano mi spiegava concitato la simbologia massonica nascosta nel dollaro americano e mi raccomandava caldamente di "condividere queste informazioni con più gente possibile per una presa di coscienza perché queste cose che ti sto dicendo io non le sa nessuno!", costui riceve una provvidenziale telefonata e io ne approfitto per scappare nella notte.
Ah, ovviamente non ho ricevuto nessuno sconto.

PALMEPALMEPALME: altro step fondamentale è il pagamento di 40€ e passa di conto corrente postale. Era il periodo pensioni, quindi le Poste erano praticamente una succursale del reparto geriatria del Policlinico di Bari. Quaranta persone prima di me. Aspetto venti minuti (durante i quali iniziano a venirmi i capelli bianchi e i sintomi della menopausa) e decido di cambiare strategia e giocare sporco: a pochi isolati da casa mia, infatti, c'è PT Impresa, riservata alle genti importanti e cool (e anche agli umili amministratori di condominio, come mio padre) e soprattutto SENZA FILA. Di solito, lì, c'è sempre gente che conosco agli sportelli (dal momento che spesso sbrigo commissioni per conto di mio padre), ma stavolta c'era un tipo mai visto prima che infatti mi dice "cosa devi fare? Questi sportelli sono riservati a imprenditori ecc ecc" e io, con la faccia di chi pensa BITCH, PLEASE! gli spiego che ne sono perfettamente cosciente e che mio padre va sempre lì e lui fa "aaah okok, allora va bene. E' che non ti avevo mai vista prima!". E vabbè, faccio quel che devo fare e lui mi dice "ma sei la figlia di D'Alessandro?" e io - da un lato inquietata e dall'altro schifata dall'idea di somigliare a mio padre - gli dico di sì. Mentre vado via, mi saluta dicendo CIAO NOEMI. In mezzo millisecondo si succedono i seguenti pensieri nella mia testa: "come fa a sapere il mio nome? ci siamo già visti? Non è che legge nella testa? PALMEPALMEPALME" e vado via terrorizzata. In preda all'angoscia, chiamo mia madre e faccio "MAMMA ODDIO ALLE POSTE STA UNO CHE NON HO MAI VISTO E SAPEVA IL MIO NOME SENZA CHE GLI AVESSI DETTO NULLA E ALLORA HO PENSATO, NON E' CHE LEGGE NELLA TESTA? MA IO L'HO FREGATO PENSANDO ALLE PALME!". Mamma ascolta, sospira e dice "perché sei così?" e mi ricorda che pochi minuti prima avevo compilato il bollettino in sua presenza e che-ovviamente- ci avevo scritto sopra il mio nome e cognome aggiungendo un meritato "imbecille".
Poi sono andata in questura e ovviamente il sistema si era impallato e sono dovuta ritornarci il giorno dopo.

lunedì 3 febbraio 2014

discorso all'umanità

Ogni volta che interrompo i miei lunghi periodi di astinenza dalla homepage di Facebook, dai blog che seguo e da siti vari ed eventuali, i motivi della mia latitanza mi travolgono tutti insieme in una disarmante ondata di tristesse e sentimenti che oscillano dall'incredulità al più sincero disgusto.

Gente. Amici. Umanità intera: se a malapena padroneggiate l'italiano, PER L'AMOR DEL CIELO, evitate di collezionare figure color pupù coi vostri stati/post in inglese.
Davvero, è imbarazzante