sabato 30 maggio 2015

🇫🇷🇯🇵🇳🇱

Credo sia giunto il momento di accettare pacatamente il fatto che ogni mia lovestory debba portarmi all'inevitabile odio per una nazione e tutta la razzaccia sua 

giovedì 28 maggio 2015

L'adolescenza di internet + resoconto annuale in appendice

Sempre più spesso mi trovo a fare i conti con la maleducazione internettiana.
Il dover fare i cinici a tutti i costi perché fa molto bello e dannato mostrare di non avere un'anima, dipingersi come tanti moderni Baudelaire disillusi dalla vita e prendere di mira lo/a stronzo/a di turno per un motivo o per l'altro, farlo diventare virale una o due settimane e poi buttarlo nel dimenticatoio per sempre, lasciandolo solo coi suoi sensi di colpa a chiedersi perché quel giorno piuttosto che rilasciare interviste in cui si dichiarava manifestante anti-expo e pro-bordello non fosse a casa a giocare a GTA. Giusto per fare un esempio a caso.
A tal proposito, l'altro giorno riflettevo sull'analogia tra le fasi della vita umana e quelle di internet. Ché se ci pensate, saranno passati una quindicina d'anni da quando internet ha iniziato a entrare nelle italiche magioni. Ergo siamo in piena crisi adolescenziale.
Siamo passati dalle scritte in caps lock che accompagnavano immagini glitterate accludendo richieste di affetto e comprensione, dalla fase in cui eravamo più "ingenui" e "sinceri" a questo squallido teatrino a chi è più figo, a chi si costruisce meglio l'identità online. Le foto giuste, le canzoni giuste, i commenti sarcastici da ragazzino dei film americani che subito dopo il trasloco esce dall'auto con le cuffiette nelle orecchie, guarda la nuova casa con disprezzo e dice "wow, siamo in mezzo al nulla. Fico. Grande." e al papà/mamma che cercano di convincerlo con un bonario "vedrai che farai tanti nuovi amici a scuola" rispondono alzando il volume a palla e chiudendosi nella loro nuova stanza. Che al 90% è infestata dagli spettri, ma questa è un'altra storia.


Detto questo, dovrei fare il solito resoconto annuale del 26 maggio che mi sgomma tantissimo fare ma farò per coerenza è perché "è la tradizione"...

1. Che sto facendo della mia vita?
 NON LO SO

2. Sono felice?
Non ho tempo per esserlo

3. Sono sentimentalmente impegnata?



Non ho intenzione di dilungarmi oltre su this cazzata.

domenica 10 maggio 2015

Post pesantone, tantoppèr


Devo ricordarmi di non guardare mai più film horror e soprattutto di evitare le doppiette. Ieri ho visto The Conjuring, oggi Annabelle e ora sono avvolta in una crisalide di coperte decisamente troppo calde per una notte di (quasi) metà maggio. 

Non ho sonno e non posso tirar fuori la testa da qua perché so che se lo farò vedrò la faccia orribile di qualche strega/demone/bambola posseduta da Belzebù che mi sorriderà con gli occhi sbarrati e l'aria famelica. Quindi preferisco morire soffocata piuttosto che rischiare di essere uccisa/sbranata/addotta. 

Detto questo, dal momento che dormire non è roba di mo -come si dice qui a Bari- ho deciso di scrivere due cose a caso qua sopra, utilizzando solo i miei pollici opponibili (bel modo di screditare l'unica cosa che mi distingue dal resto della fauna, frutto di millenni di evoluzione) e lo schermo del mio ormai datato iPhone, dal momento che utilizzare il pc è fuori discussione, sempre per la storia dei demoni di prima. 
E niente, riflettevo su un po' di cose e come sempre pensavo alla banalità del tutto, all'inevitabilità del male e al fatto che se avessi la gobba chiamerei questo blog Zibaldone e scriverei eleganti versi colmi di frustrazione e di senso d'inadeguatezza mascherato da altezzosità.
Scrivere così è DAVVERO scomodo e in più l'app di blogger fa schifo e non mi fa scendere in automatico la pagina mentre scrivo. 
Volevo fare le mie tanto procrastinate considerazioni sulla vita e sull'amore, dal momento che ho cambiato idea su alcune cose e volevo quindi ricordare per sempre questo momento, in modo da andare a rileggermelo in un futuro -spero molto anteriore- e desiderare di tornare indietro nel tempo per prendere a testate il muro e scriverci col mio stesso sangue che sono la solita rincoglionita e che ben presto rimpiangerò i bei giorni felici in cui erigevo grandi muraglie emotive che viste dalla Luna formavano l'immagine di un dito medio che percorre l'himalaya. 
Ma ancora quel momento non è arrivato e ho fatto il fioretto di godermi questa cosa senza farmi troppe domande e paranoie, sebbene ciò vada totalmente contro la mia natura di pesantona.

Ho preso atto, in questi mesi, del fatto che non ho mai - e dico mai- avuto il controllo delle mie emozioni, sebbene ci sia stato un periodo in cui ero straconvinta di averne. In realtà, non avevo emozioni da controllare. C'ero io soltanto, in qualità di vacuo involucro nel quale qualcosa si era rotto e giuro che quando è successo, quando quella cosa -qualunque cosa fosse- è andata in frantumi, io l'ho sentita. Ho sentito un tonfo sordo e la voglia di urlare, di vomitare me stessa e quello che ero, di sdraiarmi su un foglio bianco e agitarmi per (de)scrivere quel vuoto che sentivo. Riempire un foglio bianco con del vuoto, senza dare forma alle parole, perché le parole non c'erano più, erano morte con me e con tutto quello che ero convinta di aver avuto. E a un tratto non sentivo più rabbia, né umiliazione, né tristezza. Ero impotente, avevo perso una battaglia impari col tempo e con lo spazio, e proprio tempo e spazio mi avrebbero aiutata a risalire. O almeno così dicevano.
Ci vuole tempo.
Un giorno capirai.
Un giorno ci riderai su.
È solo questione di tempo.
E per un periodo vergognosamente lungo, il tempo l'ho scandito coi singhiozzi isterici, poi con le lacrime silenziose, e infine coi battiti del mio cuore che risuonavano nel vuoto.
Sentivo il peso di ogni minuto, avevo il controllo totale del mio tempo. Sentivo l'avvicendarsi delle stagioni, percepivo ogni cambiamento - anche minimo - di temperatura, colori, odori, rumori e tutte le volte m'illudevo di cambiare un po' anch'io, di essere più forte. Mi ripetevo che ero diversa, che la prossima volta tutto sarebbe stato a mio vantaggio, che il fato avrebbe giocato dalla mia parte, che avrei esercitato il controllo sulle emozioni, mie e degli altri.
Sì, perché i rapporti sono illusori.
Non c'è amicizia, non c'è amore, non c'è famiglia.
Ci sono persone che ti sono utili, persone che non lo sono.
E tu puoi essere o non essere utile, essere o non essere e basta.
Te lo dicono tutti che sei bella, che ti vorranno bene per sempre e che comunque vada non ti dimenticheranno mai, e poi appena l'equilibrio si rompe si fa a gara a chi seppellisce prima l'altro nell'oblio, a chi grida più forte che si sta divertendo di più, che guadagna di più, che vive di più, che scopa di più.
E io ancora mi chiedo come sia possibile crederci sul serio alle promesse fatte in riva al mare, al chiaro di luna, o seduti sui marciapiedi. È sempre stato così, sempre sarà così.
Non ho il controllo di niente perché non ho niente da controllare.
Non c'è niente da controllare.

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Ps: giusto per stemperare questo alone di pesantezza, volevo comunicare ai miei lettori che l'altro giorno ho avuto la possibilità di far revocare la laurea a un mio ex ma non l'ho fatto. Ciò prova che sono magnanima.

Pps: Mimì, il mio cane, è immobile al centro della stanza e fissa un punto in cui apparentemente non c'è nulla.
Ciò prova che casa mia è infestata.

domenica 3 maggio 2015

Fissa.

(la fissa è per l'agente speciale Dale Cooper, non per l'urinare all'aria aperta)