lunedì 23 settembre 2013

La Fieraintuttisensi del Levante: riassunto in cinque vignette colme di stereotipi, disegnate (male) su una lavagnetta Ikea

Come ogni dannato Settembre da 22 anni a questa parte, per la gioia delle mie gonadi e della mia misantropia (non troppo) latente, ho reso onore alla tradizione millenaria che vuole che ogni barese medio che si rispetti passi un tot numero di ore l'anno incastrato nei corridoi dei padiglioni della Fiera del Levante tra i suoi simili.

Che poi, diciamocelo, noi gggiovani ci andiamo solo per rubacchia...ehm! comprare anellini, collanine, braccialetti e chincaglierie nella Galleria delle Nazioni. La Fiera alla fine è tutta lì. Che s'impicchi il padiglione dell'aspirapolvere Folletto, quello dell'antiquariato o la mostra dei trattori: io voglio il braccialetto indiano contro il malocchio, l'amuleto catalizzatore di energia positiva, l'anello per trovare l'amore della mia vita e la collanina per aprirmi il chakra e poi tornare a casa bardata come la Madonna dell'Odegitria e continuare a essere la sfigata di sempre col malocchio, l'aura di energia negativa nera come il catrame, zitella e col chakra chiuso.

Prima di cominciare a snocciolare le mie vignette, premetto che non so disegnare. Cioè, c'è stato un periodo della mia vita in cui sono stata vagamente in grado di tenere una matita in mano, ma ormai sono tempi andati. Si cresce, si cambia, si digievolve.


LA FIERA DEL LEVANTE IN CINQUE VIGNETTE


1) Il panino al wrustel "dei tedeschi".

Virgolette strategiche per non cadere nell'umorismo spicciolo.
Sebbene lo stand della Bayernland sia chiuso da un paio di anni (PERCHE'. IO VOGLIO SAPERE PERCHE'), continuano a girare sotto falsa identità i leggendari hot dog tedeschi della Fiera. Sono due anni che vengo tentata dal prenderli, ma il ricordo del donnone della Bayernland -che ti prendeva il panino; te lo apriva con cattiveria; gli estirpava la mollica con l'odio di chi davanti non ha un'indifesa pagnotta bensì il suo nemico giurato al quale strappa le buella dal corpo; ci infilava il wrustel con maestria e poi lo irrorava di salse per poi cospargerlo di puzzolentissimi crauti- è ancora troppo vivo in me. Non me la sento di fare questo passo, non me la sento di sostituirla. Sono sempre la solita sentimentale.
In ogni caso, in onore del donnone sadico e dei suoi panini, la prima vignetta la dedico a lei.

2) L'indiano con la volpe morta attaccata al microfono che fa le cover della canzone del Titanic e dei Pooh col flauto.
Presenza fissa in Fiera probabilmente da quando i coloni hanno invaso l'America e cacciato a pedate i nativi stipandoli nelle riserve o riducendoli a "cosa figa da stampare sulle magliette".
E' lui a creare l'atmosfera-fiera, con le sue basi su cd sulle quali ogni tanto emette un fischio assordante col suo inseparabile flauto di legno, giusto per ricordarci che la sua è un'esibizione live.
Circondato da acchiappasogni e dall'immancabile volpe morta attaccata al microfono, l'indiano esegue instancabile, da ormai 77 edizioni,il suo repertorio costituito essenzialmente dalle colonne sonore de Il Gladiatore e di Titanic e Tanta Voglia di Lei dei Pooh.
Immancabili l'arco e le frecce a 10€, i braccialetti contro l'invidia e le sorprese indiane a 1€.


3) Il padiglione della Francia con le caramelle-fossile che stanno lì da otto generazioni, a portata di sputazza di passante.
I francesi, si sa, hanno la puzza sotto il naso. Loro non si accontentano di avere uno stand nel padiglione delle nazioni come il resto del mondo, no. Loro vogliono un padiglione solo per loro. Un padiglione per vendere essenzialmente saponette profumate e caramelle.
Anche le caramelle "della Francia" sono un must della Fiera: banalissime caramelle reperibilissime in qualsiasi negozio di dolciumi che in questo particolare padiglione hanno la particolarità di costare il triplo e di essere state rese unticce e appiccicaticce da anni di sputazze, peli, capelli e scaglie di pelle morta dei passanti. Sì, perché le caramelle "della Francia" non hanno un vetro che le protegga dal resto del mondo, no. Ad alimentare lo stereotipo che la nota "puzza sotto il naso" dei francesi derivi dal tanfo emanato da lor stessi medesimi, le caramelle "della Francia" rendono onore a questa credenza assolutamente non vera e razzista guadagnandosi la cittadinanza francese tramite sporcizia e batteri. W la France!

  

4) La Galleria delle Nazioni
Ovvero, la galleria di Perù, Vietnam, India ed Egitto. In questa edizione ho imparato che il Mondo è composto solo da queste quattro nazioni. Che si fotta il resto. Io posso campare di maglioni di alpaca, kimono, vasellame e profumini dai nomi suggestivi come "Sogno romantico sotto le piramidi" "Amore di Ramses" "Calli di Cleopatra" (cose che apprezzo perché da piccola ero fan de "Il Principe D'Egitto").


5) -studio antropologico-: come il barese medio rubacchia gli anellini, ovvero "La posizione del Velociraptor".
Dopo anni di osservazione e studi, ho appreso la tecnica con la quale la fauna barese di ambo i sessi si diletta a sgraffignare chincaglierie di ogni genere dagli espositori dei vari stand.
Il trucco sta nel fingere di essere interessati ad altro, osservare un gingillo X all'orizzonte, in modo da attirare l'attenzione del peruviano/vietnamita/indiano/egiziano di turno su tale gingillo X.
Nel frattempo, braccia accartocciate sul petto (nb: siamo piegati sul bancone, col nostro corpo sovrastiamo l'oggetto Y che desideriamo fregare) e manine sgraffignatrici che indagano e fingono di star innocentemente provando un anellino/braccialetto/cheminchiavipare. Appena il nostro "sguardo ingannatore puntato all'orizzonte" avrà ottenuto l'effetto desiderato, con una manina afferriamo velocemente quello che capita e ce lo infiliamo nella manica (anche se la temperatura del padiglione è quella di un forno crematorio, lo sgraffignatore alle prime armi si affiderà alle maniche lunghe. I pro riescono a fare abili giochini di prestigio anche senza questi mezzucci da niubbi). Zac, il gioco è fatto! #YOLO
Chiedo scusa per questo ultimo disegno, fatto veramente male, ma mi ero rotta le palle di disegnare e non so fare i dinosauri.