sabato 4 ottobre 2014

Simpatico manuale illustrato sulle cose da evitare durante il corteggiamento telematico

Uno degli effetti collaterali più fastidiosi della debacle della socialità vis-à-vis è quella specie di rito iniziatico che tutti -attivamente o passivamente- devono prima o poi sperimentare: il corteggiamento telematico.

Non farò la nostalgica dicendo che erano belli i tempi in cui ci si incontrava, ci si scambiava il numero, si aspettava lo squillo, si rispondeva con un altro squillo e dopo il canonico "che fai?" si cazzava tutti i cento SMS dell'Infinity parlando essenzialmente di fuffa per poi vedersi, slinguazzare etc etc. NOPE.

Ora la situazione tipo è: incontri uno/a e chiedi "come ti chiami?" "Gianbembo" "Sì, ma di cognome? Cioè, come ti chiami su Facebook?".

C'è stato un periodo in cui sono stata fermamente convinta della tristezza della cosa, ma mi rendo conto che i tempi sono cambiati, che in fondo siamo tutti dei timidoni e che alla fine Facebook è lo strumento più utile per una prima scrematura. Perché è vero che quando sei single il mondo diventa il tuo buffet personale, ma è anche vero che nel buffet trovi i panzerotti surgelati, i tramezzini al tonno con la maionese del Lidl che immancabilmente uscirà da dove è entrata a fine serata e le tartine smangiucchiate e rimesse furtivamente nel vassoio. E per esperienza personale garantisco che non sempre la qualità del buffet dipende dal ristorante in cui è allestito. Nessun luogo è una garanzia, sappiatelo miei prodi.
Personalmente, uno dei miei hobby è viaggiare nel tempo attraverso le Timeline (solitamente non riesco ad andare oltre il 2009, per ovvie ragioni) e scovare foto improbabili, status imbarazzanti e condivisioni compulsive. Per farsi un'idea, diciamo. Certo, è anche vero che spesso l'opera di stalking convulso toglie un buon 80% al brivido della scoperta, ma è anche vero che se il tipo col quale sto inciuciando è fan di Ligabue io voglio saperlo subito e regolarmi di conseguenza. Inoltre, se durante la sfavillante epoca degli sms qualche "Ke" era giustificabile dal limite dei 160 caratteri, qui non ci sono scuse. Un "ke fai?" non è ammissibile, a meno che tu non abbia 13 anni e non ascolti Fedez.

E questo è il primo assioma. Controllare con chi si ha a che fare, sempre e comunque.

Ora, la fase più delicata. L'approccio. Contattare una persona appena conosciuta su un social network non è mai una cosa semplice e mi rendo conto che probabilmente in quanto donna la vita potrebbe essere leggermente più semplice per me, dal momento che solitamente per noi vaginomunite è sufficiente sedersi sulla sponda del fiume e aspettare che passi qualche bella trota.

Ecco dunque un breve vademecum con gli errori più comuni da evitare durante la delicatissima fase dell'approccio telematico.


WARNING: Ho utilizzato alcuni screenshot esemplificativi provenienti dalle conversazioni più recenti che ho intrattenuto con esemplari di maschio d vario genere. Ho opportunamente censurato i nomi e le foto profilo, ma qualora qualcuno di questi soggetti dovesse sentirsi offeso, basterà un cortese messaggio privato affinché io rimuova l'immagine incriminata. Detto ciò,

LET'S START!


Dicks in my (in)box

Per qualche minuto ho riflettuto su quanto potesse essere opportuno e decoroso fare un collage con le  foto degli ignoti falli che spesso e volentieri fanno capolino nella mia casella di posta. Ci avrei messo impegno disegnando su ogni fava un cappellino, degli occhialetti e magari un paio di baffoni da messicano, ma poi ho pensato che sarebbe stato uno sbattone eccessivo e che, per quanto camuffati, restano pur sempre cazzi e questo, si sa, è un blog di un certo rango.
Vorrei comunque cogliere l'occasione per consigliare ai maschi alpha che saltano i noiosi preamboli e passano subito al sodo di evitare di includere nelle fotografie oggetti o le vostre stesse mani che creano unità di misura e a meno che non siate Gianni Morandi...diciamo che non sempre date una bella immagine di voi, dai.


Paroloni, onorificenze e leccate di culo


Una delle cose che trovo più irritanti sono le sviolinate, i complimenti senza senso, i "ma che onore/sono onorato" tre secondi netti dopo che la tipa accetta la richiesta d'amicizia e l'uso smodato di un linguaggio ricercato e maccheronicamente aulico in un contesto decisamente poco adeguato a tal sfoggio d'erudizione. Capisco il voler fare colpo, ma no.  Non sono la principessa sul pisello e non voglio essere trattata come tale. Evita i toni eccessivamente lusinghieri. Non sembri colto, sembri disperato.



Hai degli interessi interessanti


Sì, lo so.
E so anche che se a te piace passare i tuoi pomeriggi a fare decoupage e io lo trovo noioso, mai nella vita ti chiederò di parlarmene perché non me ne frega una cippa. Gradirei lo stesso trattamento, thanks. Perché farmi sprecare tempo prezioso facendomi parlare dei colori per facepainting della Snazaroo se nel frattempo la tua unica occupazione è contare i minuti per snocciolare un "quando ci vediamo per un caffè?" che sembri il più disinvolto e disinteressato possibile? I giochini, i falsi interessi in comune, la fintissima curiosità nei confronti di uno o più aspetti della vita dell'altro sono quanto di più sbagliato possa esistere e sicuramente, per quel che mi riguarda, la cosa che più mi fa imbestialire.

Qui aggiungo una sottocategoria: quelli che mi chiedono di essere dipinti. Ci tengo a precisare che quello che faccio non ha nulla di sensuale e che se v'immaginate una scena alla Titanic ("paint me like one of your french girls") siete decisamente fuori strada. Quando dipingo me stessa divento isterica, quando dipingo altra gente divento Belzebù. Se poi mi chiedi di dipingere la faccia di tua zia (e sì, è successo davvero), figlio santo davvero non ho commenti. Cioè ci sto pensando da un sacco a una cosa intelligente e acuta da dire su questa cosa, ma no. Cioè no.





Quanti anni hai?

Dai, non prendiamoci in giro. Sappiamo entrambi che ti sei spulciato il mio profilo. Non puoi farmi una domanda così banale. NEXT.


"Quando posso offrirti un caffè?" e tutte le sue varianti



Obiettivamente, è il modo più semplice di cavarsela (anche se ogni tanto mi piacerebbe sentirmi dire una cosa tipo "quando posso offrirti una mangiata colossale al tuo ristorante giapponese preferito?", ma ahimè l'uomo della mia vita, nonché padre dei miei figli deve ancora farsi vivo).
Per ora ho solo rimediato il più tirchio del mondo (che ha avuto l'ardire di propormi un bicchiere d'acqua) e un tizio giapponese che dopo avermi chiesto "l'impatto della seconda guerra mondiale" (?) mi ha proposto di andare a mangiare insieme, al mio arrivo in Giappone, in un ristorante italiano gestito dalla mafia (notoriamente garanzia di qualità) a Osaka. Che devo dire, grazie




L'insistenza



C'è bisogno che lo dica? Davvero? Se non ti rispondo, non ti rispondo. Punto.