sabato 2 dicembre 2017

Sono stata alla conferenza anti-gender (?) di Povia


Ho bisogno di ripetermelo qualche volta per apprendere appieno cosa ho fatto. Per interiorizzare l’esperienza e accettarla, per perdonarmi e redimermi.
In tante, troppe, occasioni, mi sono ritrovata a osservarmi dall’alto e a chiedermi “cosa sto facendo della mia vita?”.
Un po’ per via di quel senso di vuoto esistenziale che pare essere la tara generazionale di noi millennialz, un po’ perché spesso e volentieri mi ritrovo in situazioni assurde nelle quali mi metto più o meno con le mie mani. La verità è che amo farmi trascinare dagli eventi. C’è chi direbbe che sono abulica, io preferisco pensare di essere solo molto curiosa e coraggiosa. La yes-girl del Libertà.
Ma basta parlare di me e cercare scuse per l’empio gesto, io ieri sera ero tra i seguaci di Povia e dell’Avv (?) Amato. Mimetizzata tra le loro fila di agguerriti pensionati e casalinghe, in compagnia del mio amico del cuore, che condivide con me una masochistica passione per il trash, ai limiti dell’autolesionismo.

Tra sagre di paese, musical sulla vita di Madre Teresa di Calcutta e recite di natale delle parrocchie di paese, abbiamo trovato delle valide alternative all’alcolismo e alla tossicodipendenza. Il trip te lo fai uguale. E, a questo scopo, cosa c’è di meglio di una conferenza sulla famigerata teoria gggender tenuta da un cantante finito nell’oblio e un sedicente avvocato sospeso dall’Ordine?
In effetti, tante cose.
Ma ieri ci mancavano idee, per cui…



Arriviamo in questa sala a Palo del Colle e subito vengo travolta da quel misto di indignazione/preoccupazione/odore di santità tipico di chi frequenta gli ambienti ecclesiastici e ha la mentalità aperta quanto un parrucchiere il lunedì mattina.
Signore ingioiellate e impellicciate, signori con giubbotti tattici del decathlon, ma anche pensionati eleganti e uomini distinti, casalinghe con l’abito buono, qualche giovane coppia esempio di rettitudine per noi tutti e insomma, tutti in fila per il paradiso.
Ci accomodiamo e iniziamo a sondare il terreno ascoltando le chiacchiere di chi ci circonda. Veniamo piacevolmente colpiti dai discorsi dei vecchietti dietro di noi:

quello là, hai capito chi è? il figlio di quel bastardo, del carabiniere! quello che ci ha arrestati per aver ricostituito il partito fascista! cudd bastard.”

Perfetto, il mood c’è.

Dopo un’attesa densa d’imbarazzo (ancora non avevamo deciso quale profilo adottare: mimetizzarci tra gli autoctoni o costituire un contraddittorio che, ovviamente, non era presente?); finalmente arriva il parroco responsabile di questa mini crociata contro i froci.
Arriva e già dopo i primi convenevoli sento una fitta al cuore quando il Don dice:

 “ci teniamo a precisare che questo è un incontro LAICO, non cattolico o cristiano. Tuttavia, noi tutti sappiamo che i valori laici, se puri, hanno radici cristiane. Pertanto, affidiamo questo incontro alla madonna”.

Iniziamo alla grandissima.
ora” prosegue il parroco “chi vuole, può alzarsi e recitare assieme a noi l’Ave Maria”.

VROOOM.

Tutti in piedi, tranne io e il mio amico.

Questi due non si sono alzati” sento sibilare i vecchi dietro di me.

Effettivamente, non siamo stati bravi strateghi.

Dopo l’ave maria, accolto da scrosci di clericabili applausi e da un occhio di bue che manco gli spettacoli soft porno a chicago, arriva Povia. Capello al vento, piedi nudi per meglio connettersi con la madre terra e il padre marmo e una sana abbronzatura da muratore dalla quale evinco che probabilmente non ha un cazzo da fare da mane a sera se non starsene al sole a comporre canzoncine sui bambini e l'innocenza, come una lucertola un po’ hippy con delle bizzarre priorità.

Arriva e introduce subito, con voce flautata e carica di pathos, l’illustre avvocato Amato che - cito - “sta spendendo la sua vita per aiutarci a capire l’idea del gender e preservare i bambini da ogni tipo di pericolo”.

L’atmosfera si fa più dark. Proiettato sul muro, una presentazione power point che comincia con una citazione di G. K. Chesterton la quale dice, in soldoni, che verrà un giorno nel quale dovremo batterci per affermare cose ovvie: “che due più due fa quattro”, con buona pace dei Radiohead.

L’ovvia conclusione dell’avvocato è che, oggi, questo scenario apocalittico è più reale che mai. “Ma non parleremo di GHEI e OMOSESSUALI” rassicura subito. Ah.

Attacca Povia, con la canzone-inno di questi incontri deliranti, intitolata “invertiamo la rotta”. Parte il coro ultrà delle nonnine che si sentono pienamente rappresentate da questo inno alla famiglia tradizionale.

La questione viene complicata all’inverosimile, tra dati e grafici senza fonte (“questo è di BBC! questo è CNN!” dice l’avv), ma sostanzialmente è: i poteri forti (qualunque cosa essi siano) vogliono creare individui deboli e insicuri, talmente insicuri da non sapere manco se sono uomini o donne, in modo da manovrarli a loro piacimento. Per fare cosa? Per creare una società consumistica e malleabile.

Cosa che, per quanto ne so, va avanti dagli anni 50 e non ha bisogno di dolorosi interventi chirurgici, percorsi psicologici che durano anni e bombardamenti ormonali.

Che poi, non mi è chiara una cosa: se questi poteri forti sono così potenti e forti da indurmi a pensare (secondo Povia & Amato) che potrei essere maschio nonostante io abbia la vagina (perché di disforia di genere non ha parlato nessuno, in capa a loro tutti i trans della storia sono stati “indotti” a pensare di essere nati nel corpo sbagliato, because reasons), per rendermi debole e insicura/o (?) e plagiare il mio cervello a tal punto da...farmi comprare schiuma da barba e cose maschie? cioè, non mi è chiaro.

Non fanno prima a plagiarmi tramite pubblicità e superofferte al Lidl, per farmi comprare di più? Devono creare orde di nuovi travoni per motivi di bilancio delle società che producono glitter e boa di piume? Davvero, non mi è chiaro.

Cioè, riescono a plagiarmi a tal punto da farmi cambiare sesso e non riescono a convincermi del fatto che ho bisogno delle gallette del mulino bianco?

Ci sono molte cose che non mi tornano in questo discorso. Ma sinceramente a un certo punto ho smesso di farmi domande.

Un altro punto fondamentale del piano malvagissimo dei poteri forti, è quello di far scomparire la razza ariana (che saremmo noi italiani, ndr) per sostituirla con gli immigrati. 

Il disegno, per l’avv., è chiarissimo: le nascite stanno diminuendo; ci sono molti vecchi che prima o poi tireranno le cuoia, e questa gente che muore (o non nasce proprio) viene sostituita “al centesimo” (cit.) dagli immigrati nei barconi.
Evidentemente, quelli in surplus vengono buttati in mare per questioni di bilancio.

Questa cosa, spiega l’avv, si chiama “replacement migration” e significa inequivocabilmente che i poteri forti vogliono l’italia invasa dai negri e che i pochi italiani rimasti diventino transessuali. Per comprare le famose macine mulino bianco che altrimenti lasceremmo sugli scaffali. 
Povia ogni tanto interviene interrompendo il flow da teleimbonitore di Amato, facendo battutine del tipo “eh, poi noi saremmo complottari, fascisti!” eheheh.

Povia, che cazzo ridi? Penso io. Ma taccio, ché dietro c’ho le camicie nere e sinceramente vorrei tornare sana a casa.


Segue storia “allucinante” del nipote di Amato che, durante una conversazione in famiglia, droppa la bomba: nel sussidiario che usano a scuola, c’è scritto che, oggi, è giusto permettere agli stranieri di inserirsi in ogni livello della società. Che per me significa, banalmente, stesse opportunità per tutti; per Amato significa che essere stranieri diventerà un modo per avere accesso a una “corsia preferenziale” e beccarsi tutti i migliori posti di lavoro che l’Italia offre. Della serie, se alla coop è rimasto un solo posto vacante da cassiere, questo spetta di diritto ad Abdul piuttosto che a Mario. Perché sì. I poteri forti.

Ma il piano malvagissimo dei poteri forti non è finito qui, eh! Questi invasati, questi pervertiti, vogliono minare la più antica e importante istituzione sociale! Il nucleo della società! La famiglia.
Sgomento generale.
Svenimenti, sussulti, tumulti. 
Come è possibile? La famiglia? Avviso subito nonna Annunziata, che si metta al riparo per carità! Nessuno pensa ai bambini??

Momento rap di Povia, con tanto di gesti yo-yo ghetto girl mothafucka.

Segue spezzone di Povia che vince Sanremo con la canzone del piccione e che, durante il discorso di ringraziamento, dice “voglio dedicare questa canzone ai miei genitori che stanno insieme da 50 anni e chiedere a mio papà di dare un bacio a mia mamma, ché sono tanti anni che non si baciano”. 
Povia nel video piange, Povia in 3D si compiace.

Amato parla della fondamentale importanza della famiglia e prende a esempio proprio la famiglia di Povia (ricordiamo che, a detta di Povia stesso, i genitori non si baciano da anni, cosa che non mi fa pensare a una situazione particolarmente rosea, quanto a un matrimonio che fonda su solide basi di abitudini consolidate e noia coniugale), con tanto di video di repertorio in cui mamma e papà Povia, in canottiera con macchia di sugo d’ordinanza, scherzano seduti al tavolo della cucina, dandosi vicendevolmente del comunista.

Povia canta la canzone del piccione e, proprio come gli Iron Maiden, inserisce PALO DEL COLLE nel testo. Poesia pura.

Dopo aver tubato, l’Avv. sentenzia: L’italia vuole eliminare la famiglia dal codice.
Che codice? Cosa dici??

Segue strano aneddoto sulla Russia bolscevica, colpevole di aver tentato di eliminare la famiglia. Che detto così, suona bizzarro. Successivamente, a detta dell’Avv, la Russia è stata flagellata da guerre, bambini orfani che girano per strada senza arte né parte (le hanno eliminate fisicamente, ’ste famiglie?) e carestie (“perché quando si va contro la natura, la natura si ribella!”). Ben ti sta, Russia!
Marcia indietro del governo russo: ora le famiglie numerose ricevono sovvenzioni. Scacco matto, comunisti!
Ma la Russia ha anche il triste primato di aver legalizzato l’aborto. Di nuovo, sgomento in sala.
E anche stavolta, apparentemente, qualche piaga d’Egitto è intervenuta a far tornare il governo sui suoi passi.

Foto di Stalin, Povia gli urla contro TRMON!

Foto delle figlie di Povia, Povia canta la canzone scritta per una di loro: “ti insegnerò a stirare, e ai tuoi 18 anni ti stirerai il vestito”.


Argomento unioni civili.
Clip di repertorio di unione civile (versi disgustati in sala), laser dell’Avv. puntato su una bambina, costretta ad assistere a tale indicibile scempio, che si vede sullo sfondo. 
Povia canta Luca era gay precisando che ha tanti amici gay che gli hanno suggerito di dire, a chi ascolta le sue convention, che il Luca della canzone è guarito grazie agli antibiotici ETEROX (diapositiva di suppostone gigante con su scritto “eterox” in comic sans). Risatone.

Non posso fare a meno di pensare a quanti, tra i clericabili in fila per il proprio posto nell’Alto dei Cieli, si facciano sodomizzare a pagamento la domenica, subito prima della santa messa.

Povia ci spiega che, misteriosamente, subito dopo il boom di Luca era gay, gli si sono chiuse tutte le porte. Ricorda ai presenti che la sua canzone è arrivata seconda a Sanremo solo perché la DeFilippi si è comprata i voti e ha fatto vincere Marco Carta, e che lui comunque ha portato a casa il premio Mogol

Segue triste storia di come si è dovuto vendere suddetto premio per rifarsi gli infissi di casa.

Ma una nuova minaccia si abbatte sugli astanti, raccontata dalla tonante voce di Amato: qualcuno di non meglio identificato vuole legalizzare l’incesto.

Povia chiama sua madre, col vivavoce.
“Mamma?”
“eh."
"senti, qui l’avvocato Amato dice che vogliono legalizzare l’incesto”
“eh?”
“vuol dire che io e te dobbiamo andare a letto insieme, possiamo fare sesso
“ma vafangùl!”
la folla è in delirio, risate, applausi, madonn.
ahahah ciao mamma, ti saluto io e altre 400 persone!

Saremmo stati un'ottantina, compresi i tecnici delle luci, i fonici, i giornalisti e i carabinieri che presidiavano l’incontro, allarmati dalle presunte minacce di morte giunte a Povia e Amato.

Canzone inspiegabilmente scartata a sanremo dal titolo “Era meglio Berlusconi”.
La gente ride di un riso amaro, pieno di rimpianti, ricordando i bei tempi della dominazione del Cavaliere.

Da qui in poi, parte il delirio sulla fecondazione assistita, con annesse storie di povere collegiali americane costrette e vendersi gli ovociti per pagarsi gli studi, fino ad arrivare a una foto di Vendola che tiene il suo bambino “comprato” - tuona Amato -, precisando che “mamma Niki” (perché?!) “non somiglia assolutamente a nessuna delle Madonne col bambino disegnate da Caravaggio”. Perché la maternità è donna e solo la donna guarda il suo bambino con amore, solo una mamma lo protegge dal mondo accogliendolo sui suoi seni. Un ricchione compra i figli per capriccio, come fossero chiuaua da tenere in borsetta.

Varie foto di genitori transgender FtM, i famosi “uomini incinti”. Ancora una volta, sgomento generale. E a me non è chiara una cosa: se nella precedente ora e mezza Amato non ha fatto che dire che finché tieni la vagina sei femmina e finché tieni il pene sei maschio, in che modo avere i baffi pur mantenendo vagina e utero funzionante può farti somigliare meno alla madonna di caravaggio? Tecnicamente, secondo Amato, quelle sono donne a tutti gli effetti. Pure i trans figliano per capriccio? Tutti figliano per capriccio tranne le coppie etero? I figli fatti con l’inganno? I figli fatti nel tentativo di salvare matrimoni ormai in pezzi?

Davvero, non mi soffermo a descrivere la casistica completa, né a fare un contraddittorio, perché a questo punto della conferenza ero morta dentro.

Sai quando vedi talmente tante cose che non vanno, talmente tanta illogicità tutta insieme che ti viene solo voglia di implodere? Quella sana voglia di conflitto nucleare, di annichilimento della specie, altro che i barconi pieni di immigrati che ci rimpiazzeranno entro il 2020.

Povia ci delizia con un altro brano inspiegabilmente scartato a Sanremo. Era l’edizione “coi nastrini arcobaleno” e lui, per andare controcorrente e “difendere l’innocenza dei bambini” propose di sostituire i nastrini arcobaleno con nastri bianchi. Puri, innocenti, come sti cazzo de bambini che Povia tira fuori in ogni canzone. 

I casi son due: o tenta in tutti i modi di replicare l’ingiustificato successo di quella cacata dei bambini che fanno oh, oppure ha avuto un’infanzia difficile tipo Michael Jackson e cerca di superare la cosa scrivendo ottocento canzoni tutte uguali sui bambini puri, innocenti, angeli, difendiamoli dai froci.

Seguono immagini di parate naziste, seguite da video del gay pride. "Perché, ormai è inutile negarlo, questa è la nuova dittatura!".

Dopo un attento ascolto, ho notato che essenzialmente l’intera discografia di Povia è composta da una ventina di parole, che lui rimesta a casaccio per creare frasi nuove.

Siamo alla fine di questa tragedia durata quasi TRE ore. Nessun dibattito, solo Amato che sclera e Povia che fa da menestrello.
Quando ormai pensavo di aver raschiato il fondo della depressione da un pezzo, Povia dice chiaramente che sono disperati. Nel senso di poveri.
 L’avv. non esercita più (mi domando il perché) e lui ha ricevuto proposte milionarie (GF vip, isola dei famosi) ma è troppo saldo sui suoi princìpi che ha rifiutato tutto per abbracciare a piene mani una vita fatta di stenti, ma sempre illuminato dalla luce di maria, con la consapevolezza che sta facendo il giusto. Vengono proiettate le foto della macchina di povia, costantemente vittima di sassate da parte degli haters, ma lui continua a testa alta a “invertire la rotta” perché sa, appunto, di essere nel giusto.


Noi, vi giuro, siamo disperati. Noi veniamo qui a rimborso spese e vi chiediamo di sostenerci affinché possiamo continuare la nostra opera di informazione. Lì fuori troverete il nostro banchetto con il mio album autoprodotto e il libro di Amato, autopubblicato, Potete averli entrambi per soli 20 euro, e portarvi a casa due opere fondamentali per la vostra crescita”.

Controllo se in tasca ho due spiccioli da dare a Povia perché mi ha fatto pena. Ma avevo solo due euro sane e ho preferito darle, più tardi, al parcheggiatore abusivo.

Unica nota positiva, la sala aveva un bel cesso. 
Bello, ma inadeguato al numero di stronzi presenti.