giovedì 25 gennaio 2018

due centesimi (o un sacchetto biodegradabile, se preferite) sulla questione Labadessa

Non sono mai stata una grande fan di Labadessa. Tuttavia, gli riconosco l'enorme merito di aver creato uno stile unico, riconoscibile tra mille, utilizzando pochi elementi: una tavolozza di colori minimal, un pennuto con lo sguardo vacuo. Di Mattia, mi piace come disegna, mi piace lo stile, ma non mi dice nulla. Anzi, per un periodo l'ho trovato ripetitivo, noioso e banale. Uno che va bene a fare le frasi da condividere su tumblr, per intenderci.



Ho vissuto con grande perplessità la sua breve ascesa, ma all'epoca era tanto di moda fare i disagiati con l'ansia e gli uccelli rossi di Labadessa si prestavano perfettamente allo scopo.

Poi puff, sparito, come spesso accade coi fenomeni made in internet che sconfinano nel cartaceo, o nel cinematografico, o nel musicale. Insomma, quando li trovi alla Feltrinelli sai già che sono spacciati.

E così è stato, almeno fino a ieri.



Il fatto è semplice: a lui, alle 11 e passa di sera, viene in mente una stronzata.
La scrive, la pubblica.

La gente s'incazza. Le femministe s'indignano.
Cultura dello stupro
meme
articoli
EH MA PERCHE' NON SI SCUSA > lui si scusa > EH MA NON COSì

E, dall'altra parte, chi lo difende a spada tratta dicendo che chi lo critica non lo capisce perché è artista.

Io mi permetto di sopraelevarmi a un livello ancora più iperuranico sentenziando un poderoso: STICAZZI.

Allò, che Labadessa abbia detto una cagata, è fuori ogni discussione. Cioè, la cosa poteva andare bene fino a quando non ha specificato che, la fantomatica app per sveltine in metro, dovesse includere tra le sue features anche la funzione "addormenta ragazza". Obiettivamente, è quello che mette un po' a disagio e crea quell'effetto "stupro al cloroformio" che non piace.
D'altra parte, è anche vero che fare una battuta senza offendere nessuno, oggi, è diventato impossibile. Se poi metti a far battute uno che non ci è manco portato, allora si scatena il cataclisma.

E' da un po' che ho la sensazione che ci siano appositi squadroni di gente che sta lì a soppesare ogni parola in ogni sua sfumatura di significato per beccare la falla nel sistema e fare il putiferio. Giuro, pur gestendo un blog con un'utenza minima come questo qua, ho l'ansia ogni volta che devo parlare di un argomento un filino più "scomodo", siamai qualche fiocco di neve tutto speciale dovesse offendersi o darmi addosso per cose che loro sono convinti/e/x/y/k di aver letto tra le righe.

Però, di qui a dire che tutti quelli che si sono sentiti offesi sono na manica de stronzi che non capiscono che Mattia è un artista e l'arte va fuori dagli schemi, non conosce regole ecc ce ne passa. Cioè, raga, no.

Non stiamo parlando di Louis CK o di Bill Hicks.
Ci vuole classe, a fare black humor.
Così come ci vuole classe (e cultura) per distinguere una battuta riuscita da un'uscita infelice.
E la classe sta anche nell'ammettere che qualcuno ha sbagliato, senza aspettarlo sotto casa con torce e forconi.

Detto ciò, ma che cazzo di filmone è, La Bella Addormentata?




mercoledì 17 gennaio 2018

riflessione: le unghie di gel

Confesso: soffro di onicofagia.
Nel senso che mi mangio le unghie.

Lo faccio da quando ho memoria, è uno dei tanti comportamenti autolesionistici che assumo quando sono stressata, insieme alla tricotillomania e alla visione compulsiva di Troppo Belli.




E' che alle volte ho bisogno di farmi del male.
Se avessi le palle, me le prenderei a martellate, ma essendone sprovvista devo in qualche modo compensare.
Per un brevissimo periodo della mia vita, sono riuscita a non automutilarmi le unghie, ma la situazione è drasticamente peggiorata da un anno a questa parte, tanto da far somigliare le mie falangette ai gommini delle matite.
Facendo un lavoro per il quale ho bisogno di avere le mani in ordine (a nessuno piace essere mandato a fanculo da un dito medio sprovvisto di apposita unghia smaltata) e avendo ormai raggiunto l'indipendenza economica (non è vero, non l'ho raggiunta. Però posso levarmi qualche sfizio senza sentirmi particolarmente in colpa); qualche settimana fa ho deciso di ricorrere alle più moderne tecniche dell'estetica per installarmi delle protesi in plastica su quel che resta delle mie unghie.
Mi sono fatta fare la ricostruzione, in pratica.



Oltre ad aver perso l'orientamento su qualsiasi tipo di tastiera, ho anche acquisito la stessa scioltezza e manualità di Edward Mani Di Forbice alle prese col piatto di pisellini primavera findus.



Tuttavia, come spesso accade, queste situazioni apparentemente normali suscitano in me una serie di riflessioni e domande alle quali non riesco a trovare una risposta univoca.

Stando all'onicotecnica che ha realizzato il miracolo, quella che ho fatto è stata una "ricostruzione con colata di gel".

GEL.

E' questa la parola chiave.

Ora, io non so voi, ma per me il gel è na cosa morbida, gommosa, sploff sploff.
La gelatina è sploff; il gel per i capelli è sploff; la gelatina della simmenthal è sploff.

Mo, perché il gel per le unghie è duro come il cemento armato? Perché non è sploff??

E' una cosa che il mio cervello non riesce a processare, non me ne faccio una ragione.

Io ero tutta felice perché pensavo che tipo mi avrebbero installato queste unghie gommose, resistenti a ogni urto e anche utilissime come antistress portatili.
Invece no, c'ho gli artigli di Wolverine.
Non riesco manco più a suonare l'ukulele.

Però tiro dei vaffanculi raffinatissimi e perfettamente smaltati.