martedì 5 febbraio 2019

pt.6

Noi, che abbiamo venti/ventuno/ventidue/ventitrè/ventiquattro/venticinque anni e della vita non abbiamo ancora capito nulla.

Noi che sentiamo la pressione della competizione coi nostri coetanei che qualcosa di buono l'hanno fatta. 

Noi disordinati, caotici, pensierosi, romantici, disillusi e tutta questa roba che fa tanto belli e dannati.

Di lettere che cominciano così ne spuntano un paio al mese:
plurale maiestatis, foto di ragazza con cuffiette nelle orecchie che guarda malinconica fuori dal finestrino di un treno e compatimento collettivo. Diventano virali, ci rinuorano per i dieci/quindici minuti successivi alla loro lettura e poi spariscono nell'etere. Lettere fatte di frasi brevi che significano tutto e niente, lettere fatte di elenchi e ripetizioni a inizio frase perché abbiamo la convinzione che quello sia il modo più efficace di far passare concetti e pensieri di una certa portata.*

*(e sì, potrei star usando lo stesso stile che sto criticando - volutamente)

Lettere che esaltano l'indecisione, la vita vissuta in perenne attesa di qualcosa o qualcuno.
Lettere che esaltano la mediocrità, insieme ad articoli che erigono qualsiasi difetto o stranezza a sintomo di indiscutibile intelligenza.

I single sono più intelligenti.
Chi ha le maniglie dell'amore è più intelligente.
Chi scorreggia sotto le lenzuola è più intelligente.
I solitari sono più intelligenti.
Le donne con le tette piccole sono più intelligenti.
Gli uomini con le tette sono più intelligenti.

"La scienza dice". E noi condividiamo.

Tutti assiomi ricavati da un qualche studio in una qualche università della California in cui i ricercatori passano le giornate ad appuntarsi chi, tra panzoni e petomani, risolva più rapidamente il cubo di Rubik.
Davvero, è così che me lo immagino.

Sembra una di quelle gare in cui alla fine vincono tutti. 
"Bravo, hai partecipato alla vita, qualcosa di buono sicuramente l'hai fatto! Come dici? Mangi gli spaghetti usando il cucchiaio? Allora sei più intelligente!"

Stesso discorso per le lettere accorate, tipiche dei blog e dei giornali online che campano di clickbaiting.

"A te, ventiqualcosenne che ancora vivi dai tuoi e passi la vita a smanettare al pc invece di fare qualcosa di buono. Non sei un imbecille pigro e impreparato alla vita, no! Sei speciale! Vieni a leggere mille storie di altri speciali come te! Non sei solo!"

La verità è che siamo degli inetti e che abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che non è così, ma che stiamo solo aspettando il nostro momento per sbocciare, come se dipendesse da un qualcosa che non siamo noi. Siamo passati dal buttare i nostri pomeriggi a guardare i cartoni animati al momento in cui qualcuno ci ha messo un diploma o una laurea in mano e ci ha detto "quella è la vita, vai e fanne il tuo capolavoro".

Nulla di più spiazzante. Libertà liberticida.

E vai di frasi motivazionali su Facebook, di foto di giovani americani biondissimi su Instagram che passano le giornate a frullarsi complicatissime colazioni ipocaloriche e a comprare vestiti e accessori nuovi. E tu stai a casa a guardare le loro vite, mentre te ne stai in tuta a sgranocchiare snack e aspetti il download dell'ultima puntata di una delle settanta serie tv che segui. E l'unica cosa che aspetti con ansia sono gli infiniti reboot di quella roba anni '90 che ha forgiato la tua mediocre personalità, salvo poi criticarli sul tuo blog non appena esci dal cinema con parole al vetriolo perché "era meglio l'originale". E non lo ammettiamo che questo perpetuo ripetersi di film, serie tv, cartoni animati riveduti e corretti altro non è che il nostro modo per sentirci ancora legati a quegli anni, di aggrapparci con tutte le nostre forze alla convinzione che quei momenti di innocenza e spensieratezza non sono ancora finiti.

Ogni tanto, giusto per ingannare te stesso fingendo che stai davvero facendo qualcosa, cerchi lavoro online. Incredibile il numero di parole zeppe di sillabe altisonanti che la gente che scrive annunci usa per dire "cerchiamo operatore call center" o "tizio che vende depuratori porta a porta". Ma loro sono interessati alla tua crescita professionale, eh! Loro hanno a cuore la tua formazione, la tua esperienza, la tua carriera! Duecento euro di fisso e dieci euro a provvigione, il tutto al piccolo prezzo della tua anima. Che quasi quasi guadagni di più restando ad ammuffire sul letto e a cercare foto di gattini carini.

"Ma non è un ufficio come gli altri, è una grande famiglia! Vedi la foto di questo generico ragazzo? Sette mesi fa era come te! Poi, una provvigione alla volta (ottenuta chiedendo ai passanti di donare soldi ai bambini africani), in sette mesi è diventato il nostro capo! Questo grattacielo è tutto suo! Devi essere carina, di bella presenza! Sorridi sempre, scherza con le persone! E' un lavoro per il quale bisogna essere svegli, comunicativi! Fai anche vedere un paio di foto di bambini con la pancia gonfia e con le mosche sugli occhi, che s'inteneriscono e sganciano prima i soldi!"

(Giuro di non aver inventato una parola di questo discorso. Me lo sono sentita dire sul serio, prima di uscire da quell'ufficio strappando il bigliettino con su scritto l'orario del prossimo incontro).

No, davvero, come fanno le ragazze di Instagram? Positività e tisane appiattisci-stomaco bastano a salvarci dal tracollo?

Ed è assurdo il fatto che non trovi risposte a queste domande, dal momento che avendo pancia, cellulite e doppie punte, sono "più intelligente" (di chi?) almeno secondo tre-quattro articoli diversi.

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