venerdì 16 ottobre 2015

Napolitan diary #3: centralinista, to pay the bills

Lo scenario tipico è la casa paterna.
Tre-tre e mezza del pomeriggio, orario pennica. Riposino. Siesta. Qualunque sia la parola con la quale indicate quella mezz'oretta fisiologica di nullafacenza e pantalone sbottonato tra il pranzo e il resto della giornata..
Squilla il telefono.
Tre suonerie diverse: quella del fisso e quelle dei due cordless che abbiamo da cinque-sei anni e le cui suonerie ci scocciamo di sincronizzare per partito preso e quindi una fa BIRIBIRIBIRIBIRI e l'altra una roba tristissima, tipo valzer dell'agonia che ti chiedi perché abbiano composto una suoneria simile per un cordless. Cioè, a che pro?
Dicevo, suona il telefono e al secondo squillo senti mio padre che fa l'appello di tutti i santi del calendario/divinità pagane/divinità mono e politeiste affiancandoli ora a parti anatomiche perlopiù situate in zona inguinale, ora ad animali da cortile. Sì perché è vero che abbiamo due cordless da anni, ma è anche vero che ancora dobbiamo evolverci a tal punto da portarceli appresso onde evitare di doverci appunto prendere lo sbattone di alzarci ogni volta che qualcuno chiama, soprattutto durante le ore devolute al quotidiano muschiare after lunch.
Call center.
Quella voce sempre uguale, quei nomi che ti vengono sbattuti in faccia e che dimentichi nel momento stesso in cui vengono pronunciati perché mentre loro a te dicono "Pronto buongiorno sono Marco di Vodafone" tu mentalmente lo hai già arrotato con l'Ape Car. 
Di solito, è subito dopo l'enunciazione della ditta di appartenenza che scatta la filippica di mio padre.

Urlata, comprensiva di minaccia di denuncia per stalking.

E niente, io i call center li odio. 
Ammetto di aver chiuso telefoni in faccia, di aver finto di essere la figlia minorenne o la domestica filippina. 

Poi, sono finita dall'altra parte e mai come in questo momento la metafora più azzeccata per descrivere la mia vita è quella del salmone che nuota controcorrente, risale le cascate e finisce negli all you can eat cinesi a 10 euro.

Hai presente quando sei in coda al supermercato e senti la vecchietta davanti a te (che ovviamente era dietro di te, ma ti ha chiesto di passare avanti in nome della sua senilità nonostante abbia due carrelli pieni di roba che ti chiedi se sarà lei o la busta di pane mulino bianco ad ammuffire per prima) parlare dei fantomatici laureati che affollano i call center, magari proprio mentre tua madre ti dice che il pezzo di carta è sempre meglio averlo? Beh, così è.

Il pezzo di carta è sempre meglio averlo, dovessero finire i kleenex per asciugarti le lacrime (e dovessi essere troppo povero per comprartene altri).

Capita, quando hai ventiquattro anni ed esperienze lavorative pressoché inesistenti (però hai il pezzo di carta, eh!), di avere urgenza di pagare l'affitto.  E loro, i call center, sono lì ad attenderti come quei pesci degli abissi che hanno la lucettina in testa per attirare le prede e dodici fila di denti aguzzi per smembrarle. 

Che saranno mai, tre ore al giorno?
Dopotutto devo solo star seduta, dire le solite cose e per il resto posso pensare ai fatti miei, no?

Illusa.
Sciocca.
Pazza.
Visionaria.
Ora, non voglio fare la parte di quella che si lagna del lavoro, perché alla fine in quell'ufficio mi ci trovo bene. Voglio dire, le pareti sono di un bel giallo canarino, i colleghi sono tutti simpatici e quando arriva l'aggigghio collettivo l'atmosfera si distende e i minuti sembrano passare molto più velocemente.
Il problema non è tanto il lavoro - alienante, certo, ma non sto spaccando sassi -, il problema è chi c'è dall'altra parte.

Davvero, io lo capisco che lavorate e che al 90% sto contribuendo alla deflagrazione delle vostre gonadi.
Io lo capisco che a nessuno piaccia fare contratti per telefono.
Io lo capisco che avete visto il servizio sulle truffe dei call center a Striscia la Notizia (giuro, almeno in settanta mi hanno dato della ladra a causa di quel servizio).
Capisco tutto quello che volete, avete ragione e io per prima chiamo a raccolta tutte le mie capacità zen per non rispondere male ai centralinisti.

Tuttavia, io non posso esimermi dall'invitare una commessa inacidita che mi risponde "STIAMO LAVORANDOOO NUN CE SCASSATE ER CAZZO"  a riflettere sul fatto che chiamare sconosciuti (effettuando, in media, oltre quattrocento telefonate al giorno) per tre ore di fila proponendo offerte e piani tariffari non rientra nei miei hobby e che, sorpresa sorpresa, anch'io sto lavorando.
Una tipica telefonata

Quando sei lì, in cuffia, con le palle degli occhi che vorrebbero rotolare giù dalle orbite e farsi un giro nei dintorni per vedere qualcosa di diverso da nomi, cognomi, numeri e indirizzi; la stizza di chi ti risponde al telefono la senti proprio e a volte ti ritrovi a sperare che risponda la segreteria telefonica così, giusto per ricordarti cosa sia il calore umano.

La telefonata tipo procede più o meno così:

"Pronto, buongiorno, sono Noemi e la sto contattando dagli uffici commerciali di Fastweb. È lei che si occupa delle utenze telefoniche?"
[percepisci il fastidio e l'odio dall'altra parte del telefono, condensati in un lungo sospiro che culmina in un]: "no, non c'è il titolare, torna a fine mese CCCCIAO." o altre varie scuse che analizzeremo più in là.

Oh, comunque, parentesi: quanti titolari in vacanza, in questi giorni? E tutte vacanze lunghe! "Torna a fine mese" "Torna il mese prossimo", addirittura alcuni "Non so quando rientra"! Poi dicono che c'è crisi.

Poi c'è chi non si prende nemmeno il fastidio di risponderti e ti chiude direttamente il telefono in faccia; 
quelli convinti che il pene gli aumenti di un discreto numero di centimetri ogni volta che fanno la voce grossa coi centralinisti; 
quelli che ci provano con le centraliniste; 
quelli che fanno le battute troppo simpatiche assai; 
quelli che imbastiscono scuse improbabili assemblando parole a caso ("siamo una tangenziale" "sono a un bilico e non posso parlare"); 
quelli che ti fanno richiamare ottocento volte per poi dirti che non sono interessati o che sono già nostri clienti; 
quelli che vanno su tutte le furie se gli chiedi la data di nascita (mi sono saltati ben due contratti, così. Davvero, non vi giudico se siete vecchi).

"Smettetela di chiudermi il telefono in faccia..."


La cosa frustrante (una delle tante, in effetti) è che sta gente non puoi mandarla a cagare.
Non puoi dire che le loro battute non fanno ridere un cazzo di nessuno, non puoi augurar loro che le loro figlie finiscano in un call center a sentirsi dire da anonimi porci "continua a parlare, mi sto segando" per quattro euro all'ora. L'unica cosa che puoi fare è salutare cortesemente, chiudere la chiamata e spuntare una delle caselle contenenti i possibili esiti di una telefonata andata KO:

- Non interessato
- Non risponde
- Già cliente Fw
- Cliente infostrada/vodafone/telecom/teletu
- Numero errato
- Occupato
- Fax
- Segreteria
- Richiama
- Richiamo personale
- Rifiuta ascolto

Il tasto "rifiuta ascolto" è l'unico modo che ho per segnalare questa gente, soprattutto da quando ho scoperto gli shortcuts sulla tastiera, che mi risparmiano lo sbattone di aprire ottomila menù a tendina. Da allora, ogni volta che premo il benedetto tasto 9 che seleziona in automatico l'opzione Rifiuta ascolto, rivivo l'ebbrezza che provavo quando a scuola scrivevo i nomi dei cattivi alla lavagna, in preda al delirio di onnipotenza. Quel Rifiuta ascolto ogni volta significa qualcosa di diverso, ogni volta indica un livello differente di maleducazione, menefreghismo e imbecillità.

Rivolgo un accorato appello agli sviluppatori di 2bevoip, il programma che utilizzo per effettuare le chiamate:
amici, compagni, fratelli. Io, Noemi D'Alessandro, umile centralinista, vi chiedo di aggiungere le seguenti opzioni tra le già numerose scelte per comunicare l'esito delle telefonate:
- Maleducato
- Cafone
- Chiude il telefono in faccia
- Mente 
- Sta palesemente copulando
- Titolare in vacanza
- Titolare morto (serio, muoiono come mosche. Fate qualcosa per 'sti titolari, per cortesia.)
- Tutti morti (non potete capire a quante stragi familiari ho assistito, impotente, durante questo mese)
- Non si sa quando torna (con richiamo automatico alla redazione di Chi L'ha Visto?)
- Marpione
- Ha detto che non gl'interessa l'offerta, ma l'ha fatto gentilmente e ha una voce sexy quindi lo perdono
- È in causa con Fastweb (sono così tanti che a volte mi assale il dubbio di lavorare per una qualche legione del Male)

Ah, e se poi aggiungete la possibilità di giocare a Snake/Pacman mentre si è in chiamata, siete dei cazzo di miti.

E ora mi rivolgo a voi, vittime delle mie offerte e dei miei piani tariffari:
Lo so che i call center sono fastidiosi. Lo so che vi interrompiamo mentre state lavorando, mentre siete al cesso, dormite, scopate, aspettate che il vostro ex vi chiami perché voi lo conoscete e sapete che non fa sul serio, non può lasciarvi così dopo tanti anni e presto si renderà conto di cosa sta perdendo per sempre. Io lo so questo. Però vi chiedo il piccolo sforzo di mettervi per un attimo nei nostri panni e di ricordarvi che dietro quelle voci impostate, dietro quei "sorrisi telefonici" (così si chiamano, in linguaggio tecnico) ci sono persone che fissano schermi con gli occhi sbarrati e sorrisi isterici. Ci sono persone che un domani andranno via da lì e che potrebbero essere sostituite
da voi stessi o dai vostri figli, amici, parenti, nipoti, criceti. 
Quindi, per favore, siate gentili. 
Illustrazione grafica del "sorriso telefonico"

Altrimenti vi reinserisco il vostro numero nel sistema e vi richiamo a oltranza, fino alla fine dei vostri miserabili giorni. Stronzi.