giovedì 30 aprile 2015

Musica concettuale e no. Proprio no.

Ieri sera, in un locale, si è esibita una band.
"Esibita"
"BAND"
Dei tizi hanno suonato.
Dei tizi hanno fatto cose rumorose.

Rumorose e fastidiose, aggiungo.

E niente, volevo darmi fuoco ai timpani.
Perché ci sono sempre meno band in grado di suonare veramente e ci stiamo riempiendo di gente convinta di fare roba d'avanguardia solo perché fanno movimenti che sembrano studiatissimi producendo suoni del tutto casuali?
"Musica concettuale" che esprime il concetto di cosa, esattamente? Del fatto che ti sei comprato una tromba ma non la sai usare e vuoi dare un senso al tuo investimento?
Un tizio che fa roteare su se stesso il piatto di una batteria facendoci strisciare un drumstick a mimare il grammofono del suo disagio, è da considerarsi un artista? Roba casuale e inascoltabile fatta di rumori irritanti, senza tempo, metrica o un minimo di tecnica è arte?

sabato 11 aprile 2015

Di assenze, presenze e demenze

Sono mesi che non trovo il tempo di poggiare le chiappette su una qualsiasi superficie con un qualsiasi grado di solidità per vomitare, in un modo o nell'altro il fastello di roba che ho dentro. Creatività, amica mia, scusami se ti tengo bloccata in questo corpo mortale dalle dimensioni peraltro ridotte.
Non disegno, non dipingo, non mi trucco da personaggio dei fumetti, leggo poco e quel che leggo non lo leggo per piacere ma per dannato, dannatissimo dovere. Ho mille canzoni in testa e la chitarra perennemente nell'armadio. A stento mi ricordo come si suona.
Tutto per colpa mia, stavolta. Colpa mia e della mia scelta sbagliata che mi perseguita da cinque anni e che si riconferma sbagliata ogni volta che preparo un esame. Cinque anni al cesso, letteralmente. Ho bisogno di scrivere qualcosa che non sia la biografia di questo o quell'autore, che non sia un movimento letterario, una corrente di pensiero che non sia la corrente del fiume in piena che ho nel mio, di pensiero.
Sono melodrammatica, lo so.
Tendo alla tragedia e alla spettacolarizzazione, all'esagerazione e alla teatralità.
Ma sono anche questo e l'atarassia la riservo ai momenti in cui devo prendere una decisione importante.
Furba. Aggiungete "furba" alla lista di aggettivi che mi si addicono, con un piccolo asterisco rosso che riporti alla nota "sarcasmo".

Ah, e nota per chi in questo momento gongola leggendo queste righe convinto di aver ricevuto la sua vendetta, che il karma abbia punito la piccola stronza che sono e che rimpiango i bei momenti in cui rotolavamo sui prati felici della vita: non sono triste. Sono felice, probabilmente come non lo ero da tempo. Ma mi rendo conto che una mente semplice non riesca a capire cosa significhi avere dentro cose che non puoi esprimere per evitare che ti si prosciughi il corpo da ogni minima goccia di energia vitale. Quindi i vostri sorrisini vittoriosi davanti allo schermo, risparmiateveli per quando vedete video di ciccione che fanno ginnastica (e che comunque sono persone migliori di voi, cessi).