venerdì 11 gennaio 2019

L'estenuante tiritera del dating 2.0 tra ghosting, breadcrumbs e instastories

Uno degli episodi di Black Mirror che mi ha traumatizzata maggiormente è stato lo special di Natale.

In particolare (smettete di leggere qui se volete evitare spoiler), vengo pervasa da un rinnovato senso di ansia ogni volta che penso al finale in cui il protagonista viene lasciato a marcire per un weekend in un non-luogo in cui il tempo è estremamente dilatato (un minuto nel mondo "reale" può equivalere fino a mille anni nel non-luogo). Mi fa rabbrividire ogni volta la "leggerezza" con la quale, chi è nel mondo esterno, imposta il timer che regola la permanenza del protagonista all'interno del non-luogo, condannandolo a un'eternità di prigionia. Del resto, per lui, si tratta solo di un weekend.
(fine spoiler).

Ecco, è con la medesima rilassatezza che vivo l'attesa di un messaggio importante.
O di un messaggio in generale.
Soprattutto se si tratta di una risposta a un mio messaggio, che magari mi sono decisa a mandare dopo ore di tentennamenti.
Non parliamo di nulla di particolarmente compromettente, ma ho recentemente scoperto che anche un "come stai? stasera ti va di uscire?" hanno assunto un significato e un peso diecimila volte maggiore rispetto a quello effettivo. E mi immagino sola, prigioniera nel non-luogo fatto di attesa, mentre magari il destinatario del messaggio sta, boh, dormendo o leggendo o facendo la cacca.
Così come mi immagino dall'altra parte, quando magari ricevo un messaggio da parte di qualcuno che ha meno presa sul mio corazon e che non mi faccio problemi a far aspettare sette ore per rispondere a un banale "che fai?", noncurante del fatto che magari a 'sto poverino parte un colpo apoplettico ogni volta che sente squillare il telefono e che viene pervaso dallo sconforto e dalla delusione quando scopre che non sono io ad avergli scritto.

Due minuti suoi pesano come ore mie e niente, Netflix chiamami.

La verità è che, dopo un periodo piuttosto lungo durante il quale sono stata fuori dal mondo del flirt e delle frequentazioni più o meno occasionali, mi sono ritrovata ad avere a che fare con una serie di codici comportamentali che, fino a quel momento, mi erano totalmente ignoti.

Mi spiego meglio.

WhatsApp, no? Avete presente.
Croce e delizia.
Allora, tanto per cominciare, i fichi veri devono necessariamente oscurare l'ultimo accesso e non mostrare le spunte blu della conferma di lettura. Perché se non ti cago, non deve esserti subito chiaro, no. Devi avere il dubbio. Ti devi flagellare, pensando che forse non ho visto, che forse sto lavorando, che forse sono impegnata in un'importante manovra finanziaria che salverà il Paese dalla crisi. O che, peggio ancora, sto intrattenendomi con un'altra persona.

L'ambiguità è la chiave.
Devi far vedere che sei interessato ma non troppo, rispettare un preciso pattern di silenzi prolungati alternati a conversazioni brevi e sostanzialmente vuote, durante le quali è stra-vietato anche solo menzionare la situazione attualmente in corso tra te, brutta merda, e il povero cristo col quale ti stai interfacciando. Tutto quello che dici potrà essere usato contro di te.
Perché la sensazione che devi trasmettere, in questo gioco di potere tra decerebrati, è che non te ne sbatte una ceppa.
Ci sei o non ci sei, non mi cambia poi così tanto.
Ho cose da fare, ho altro per le mani, ho delle alternative.
Sei solo un moscerino che, per puro caso, si è spiaccicato sul parabrezza della mia vita (per dirlo alla Garfield).
Le cosiddette breadcrumbs, letteralmente "briciole di pane". Dare attenzioni estremamente dosate, quel tanto che basta ad alimentare le speranze, ma non abbastanza da trasformarle in certezze.

Lui ti risponde dopo venti minuti?
Allora tu devi rispondere dopo quaranta.
Ma perché?
Come perché? Vuoi sembrare disperata?
Certo che no!
E allora fallo aspettare!

E così passano i giorni, le settimane, i mesi.
Vi vedete, passate del tempo assieme, ridete, scherzate, magari finite a letto. Poi ognuno a casa sua e che nessuno menzioni quello che è successo, per carità!

Questa conversazione non è mai avvenuta.
Quale conversazione?
Esatto.

E poi, da capo il silenzio opprimente.
Hai fatto qualcosa di sbagliato? E chi lo sa.
Passerai le prossime ore - se sei più sfortunato, giorni - ad analizzare ogni dettaglio di quello che hai fatto/detto. Sei stato impertinente? Inopportuno? Cafone?
Eppure sembrava stesse andando così bene.
Vabbè dai, scrivo io.

EH NO! Non sei il cagnolino di nessuno, se ti vuole, ti cerca.

Chiaramente escludiamo a priori che, nel buio della sua cameretta, il nostro target si stia dedicando con passione al medesimo onanismo mentale.

E le storie su Instagram? Altra honorable mention di questo strazio, di questo stillicidio imbarazzante.
Diciamocelo, non hanno un cazzo di senso 'ste storie di merda.
Sono una robina inutile che si autodistrugge dopo 24ore dalla pubblicazione.
Però tutti le fanno, tutti ne sono ossessionati.
Perché?
Perché vedi chi le vede. Sono l'equivalente social di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
E se ha visto la tua storia allora inequivocabilmente gli interessi, allora adesso sa che stai facendo questa cosa e che ti stai divertendo una cifra.
E quindi pubblichi foto di repertorio di serate in discoteca e calici di vino, affinché lui possa guardare e rosicare e sapere che stai passando una bella serata e che, se non fosse stato troppo orgoglioso per scriverti, avrebbe potuto esserci lui dall'altra parte del tavolo.
Che poi tu in realtà sia rimasta a casa a guardare documentari sui serial killer su Netflix, è un dettaglio che non è necessario divulgare se non nei gruppi terapeutici con le tue amiche, che verosimilmente stanno vivendo i medesimi tormenti con altrettanti imbecilli.

Vietato mettersi a nudo, vietato mostrarsi presi, vulnerabili, o anche solo interessati.
Pesare ogni parola, ogni emoji (attenti ai cuori: ok quelli colorati, quelli rossi sono vietati, troppo impegnativi), benedire almeno due volte al giorno, rivolti verso la megavilla di Zuckerberg, la funzione "elimina per tutti" di WhatsApp, che ci offre qualche minuto extra per ripensare alla menata da sottoni che abbiamo scritto e tornare sui nostri passi con un elegante "scusa, non era per te".

E così, i tempi si dilatano a dismisura e riconoscere una persona come si deve da un idiota qualsiasi - cosa che prima richiedeva pochi giorni - diventa un processo lunghissimo e ambiguo.

E ad ogni caso umano incontrato, ad ogni nuova delusione, corrisponderà un'ora di silenzio extra che faremo patire al prossimo sventurato.

Buon 2019, babiez.