mercoledì 23 luglio 2014

Un altro post dettato dall'insonnia ovvero, studio antropologico sulla fauna che vive sotto casa mia [Corso Mazzini's Tales #2]

Sono le quattro del mattino.
Tanto per cambiare non ho chiuso occhio mezzo secondo, nonostante pillole, tisane, calmanti, camomille e la playlist dei suoni della natura su Spotify.

In notti come queste, dove non posso nemmeno distrarre me stessa dalle questioni fondamentali della vita utilizzando scialbi alibi come il clima - che in questi giorni per mia gioia è particolarmente fresco-, l'unica cosa intelligente da fare è porsi delle domande.

Chi sono?

Da dove vengo?

C'è vita nell'Universo?

Perché nessuno dei miei vicini tira fuori una rivoltella e fa una strage di quei mentecatti che passano la notte a cantare Ragazza di Periferia (sempre la stessa strofa, per giunta) esattamente in corrispondenza del mio balcone?

So di essere troppo piccola e stupida per certe Verità, ma in un mondo dove ci si prende a pistolettate per un parcheggio, la privazione del sonno mi sembra un motivo più che valido per gambizzare qualcuno.

In ogni caso mi fa piacere constatare che la piccola fauna di cozzali* che vive perennemente accampata sotto casa mia abbia subito in qualche modo gli effetti benefici dell'evoluzionismo darwiniano.
Dopo l'inevitabile cambio della guardia (la vecchia generazione è quasi tutta in carcere o tre metri sotto terra,  il testimone è passato ai cozzali 2.0), la fauna si è organizzata al meglio per passare queste belle serate estive senza annoiarsi mai e soprattutto nel totale rispetto della quiete pubblica.

Generalmente, le cozzal-night hanno inizio a mezzanotte, con la rituale gara di rutti.
Non sono rutti normali, no. Sono ruggiti di leoni, di giaguari, di dragoni. Roba allucinante in grado di svegliarti, in grado di farti vivere nel dubbio di avere qualcuno di questi individui in casa. E' roba inumana e io non posso che genuflettermi col capo cosparso di cenere e il cilicio alla gamba. Maestri, insegnatemi.
Se io sapessi ruttare in quella maniera sarei invincibile.
Con un rutto simile zittisci chiunque. Passi col rosso, vinci scommesse, segnali incendi, salvi vite.

Un altro bizzarro rituale al quale però non sono ancora riuscita a dare un significato, prevede l'utilizzo dei bidoni dell'immondizia. Non mi è chiaro se vengano usati come bersaglio per il lancio di qualcosa (caschi? sedie? mobili? bambini?) o se i cozzali ci vadano tipo a sbattere la testa volontariamente per dimostrare il loro predominio e nominare il maschio alpha. Della serie: chi sopporta più craniate vince. E segretamente spero che sia proprio così.

Altro rituale immancabile è la gara di motorini truccati.
Sì perché, per chi non lo sapesse, la mia stradina è munita di marciapiedi enormi (sui quali fino a qualche anno fa si svolgeva il folkloristico mercato rionale) che si prestano perfettamente a tale scopo.
Cioè, io di cosa mi lamento? Mi affaccio e guardo la gara. Respiro a pieni polmoni il fumo nero e densissimo che esce dalle marmitte, misto all'eau de cozzal, con le orecchie e l'anima ebbre dei "kittemmurt" e delle gasteme varie ed eventuali.
Io sono una ragazza fortunata e me ne sto rendendo conto man mano che scrivo questo post.
Ha ragione mio padre a dire che sono pazza a volermene andare via da qua.
Scusa papy, tadb.

Dopo il momento sportivo, c'è una lunga parentesi musicale che di solito si protrae fino alle 7.
Generalmente tale momento viene annunciato dal passaggio di una macchina 50 che spara il best of di qualche neomelodico (in questa zona è un must).
Successivamente si passa alla performance live delle cozzaline-groupie che danno sfogo alle loro ambizioni da X-factor e Amici cantando con tutta la passione che hanno i più grandi successi delle loro beneamine (in dieci anni che vivo qui ho solo sentito Laura Pausini e Anna Tatangelo, ma mi piace pensare che un giorno cambieranno repertorio).
Dopodiché, in piena linea con lo spirito poratcho della serata, si passa alla discoteca. Due-tre auto posizionate in modo strategico in vari punti dell'isolato sparano a tutto volume pezzi house e balli di gruppo. Non è raro per me ritirarmi alle 3-4 di notte e trovare 10-15 cozzali intenti a ballare il limbo calipso. 
Di solito durante questa fase scattano gli allarmi della macelleria e dell'enoteca, che ancora non sono stati tarati su "cozzali convinti che corso Mazzini sia una succursale del Cromie".

Quindi, tirando le somme, la vita non è così male qui. Certo, se hai un lavoro o degli esami o un ciclo sonno-veglia normale questa movida potrebbe in taluni casi rappresentare una scocciatura, assieme ad altri piccoli e ignorabilissimi inconvenienti nei quali si potrebbe incorrere (tipo incursioni nel portone, utilizzato come bagno pubblico; persone svenute sulle scale con annessa chiazza di vomito...cosine, insomma).


Ma alla fine io sono grata a queste persone. Se non fosse stato per loro, stasera non avrei saputo di che scrivere.

Ora li sento parlare, sulle panchine.
Sì, perché il Comune ha ritenuto opportuno installare delle panchine, onde rendere più piacevole la permanenza dei cozzali.
Parlano con l'aria di chi dice cose importanti, come quando a dieci anni lessi Il Codice Da Vinci e lo spiegai ai miei amichetti in campeggio. Eravamo noi, di notte, seduti sulle panchine o sugli scalini dei bagni, e parlavamo ore ed ore di Chiesa, Illuminati, Vaticano, gomblotti e affini. Qualche volta cantavamo, o alzavamo la voce e ogni sera ci portavamo a casa quei 7-8 rimproveri di gente che giustamente voleva dormire.
Chissà di cosa parlano, i cozzali.
Chissà perché questo post si sta concludendo in un modo ingiustificatamente romantico.

Mi piace dare la colpa alla playlist di Spotify, o al fatto che devo trovarmi qualcosa da fare nell'attesa che il mio cellulare si carichi in modo da poter giocare a 2048.

Qui albeggia.

I cozzali parlano ancora, ogni tanto un kittemmurt risuona nel silenzio e penso che forse non è colpa loro se sono cozzali, e che magari qualche volta scenderò anch'io con loro e canterò Ragazza Di Periferia. Magari una voce in più fa comodo. Voglio dire, non studio canto da anni per nulla.



*: per i miei lettori non terroni, cozzalo = ignorante; cafone; malandrino; tamarro; rozzo; zagno; zaquaro ecc,


venerdì 11 luglio 2014

sabato 5 luglio 2014

ci ho ventitrè anni



Ieri notte sono tornata a casa brilla, tanto per cambiare. Ma ero giustificata: it was my bday!
E mi era venuta in mente anche una cosa grandiosa da scrivere qua sopra, una fantastica lezione di vita da tramandare ai posteri che però ho dimenticato.

Sono dunque giunta alla conclusione che, quando bevo, divento geniale.*


*nb: la fase della genialità arriva per ultima, dopo:
- la fase dell'allegria immotivata e fastidiosa
- la fase in cui faccio battute sconce ed elogio apertamente le mie tette, felice della vita
- la fase in cui mi chiudo in me stessa e rifiuto ogni contatto col mondo esterno
- la fase delle teorie sulla vita e sul mondo
- la fase in cui ho schifo degli altri
- la fase in cui ho schifo di me stessa
- la fase in cui mi aggrappo alla prima persona disgraziata che trovo e inizio a lamentarmi di questo e di quello e a piagnucolare ponendo alla suddetta persona problemi esistenziali e domande che farebbero cadere le braccia a un mutilato
- la fase in cui inizio a dire "nooo io non devo bere mai più nella vita" 
- e, finalmente, la fase della genialità


E niente, la buona notizia è che, nel momento in cui ho spento la mia unica candelina, non ho espresso il solito triste desiderio che esprimo da troppo tempo.
Ero lì, guardavo la candelina e mi chiedevo "bene, che diavolo desidero? Cosa volevo l'ultima volta che ho desiderato qualcosa?" e mi sono passati nella testa i vari spari di mezzanotte, le stelle cadenti, gli aerei, i fiori che quando li soffi devi esprimere un desiderio (alcuni li chiamano denti di leone, altri soffioni (?) quindi io per non scontentare nessuno non li chiamo in nessun modo) e boh, che desideravo? Cose che ora non m'interessano (quasi) più.

In effetti dico "quasi" solo per evitare di essere tacciata d'incoerenza quando e se un domani tornerò nella fossa che mi sono scavata da sola e dalla quale credo di essere finalmente riemersa. Però, insomma, non si sa mai!

Quindi, la fiamma è sparita e io non ho desiderato essenzialmente nulla.

Però, in questi giorni, ho spesso desiderato cose.
L'indifferenza verso...cose che non posso esplicitare perché è vero che il blog lo leggo praticamente solo io, ma è anche vero che...non si sa mai!
Diciamo, sarebbe meglio se focalizzassi attenzioni ed energie su cose che spesso ignoro, piuttosto che su cose che BOH. Cose che mi faccio "piacere" a forza, diciamo.

E sì, nel frattempo mi sono fatta un cicchetto perché mi andava.

No, non è vero, volevo solo giustificare il nonsense.
Ma un senso per me c'è, VA BENE?!

comunque non voleva essere un post depresso o ispirato, semplicemente voleva essere un post boh.


Stamattina mentre facevo la mia passeggiata con Mimì (che, per chi non lo sapesse, è il mio cane), ho sentito un interessante dialogo:

A: "stamattina ho sentito al tg che oggi fanno 92 gradi..."
B: "92?! Sei sicuro? Com'è possibile, scusa?"
A: "oh, io al tg l'ho sentito! Novantadue, NOVE-DUE."
B: "boh, m par stran..."
A: "vabbu fasc cald"
B: "e tin rascion pur tu"