domenica 22 giugno 2014

in/a [inserire nome di paese/città/continente/pianeta a caso] si vive meglio!

ci ho messo un paio di giorni a metabolizzare la cosa per scriverla qui senza bestemmiare ogni tre parole.
Il fatto è che una delle cose che più mi devasta l'anima è l'incoerenza.
Mi devasta ancor più l'anima sapere di dover condividere l'aria che respiro e la terra in cui vivo con gente che capisce poco o nulla del disagio di abitare un posto che non ti appartiene per mera necessità e che recita alla perfezione la parte di quello che "sogna l'America" barricandosi dietro a preconcetti che stanno solo nelle loro piccole teste (es.: gli africani ce l'hanno grosso, in Svizzera sono precisi etc etc).
Qualche settimana fa ho assistito con ribrezzo alla condivisione compulsiva di un'immagine che ritraeva presunti tifosi giapponesi ripulire lo stadio nel quale la loro nazionale aveva miseramente perso, subito dopo la partita.
OM SONO COSì CIVILI E NOI ITALIANI INVECE NO KE SKIFOOOOO!!!111!!!!!one!!!11
Ironia della sorte, due giorni fa sono stata a un glorioso concerto gratuito nel quale si sono esibiti artisti vari tra cui l'immenso Caparezza che, per quanto spesso e volentieri sopravvalutato, ha sfornato un ultimo album davvero niente male che -tra le altre cose- interpreto come un disperato tentativo di alfabetizzazione di quei 97 ragazzi su 100 che dei suoi testi non capiscono una beneamata.
Gli stessi 97 ragazzi su 100 che si sono indignati quando "oddio cè quei pazzi hanno eliminato la storia dell'arte nelle scuole e ora come faremo NESSUNO PENSA AI BAMBINI??" e gli stessi ragazzi che, qualche anno fa, passavano le loro amatissime ore di storia dell'arte a fumare nel cesso, nella migliore delle ipotesi.
Tendenzialmente, io odio le folle. L'ambiente concerto, così come l'ambiente discoteca, non mi si addice. Passo il tempo a cercare di vedere qualcosa e contemporaneamente lotto per la sopravvivenza tra calci, spintoni e gomitate. Aggiungo che in queste situazioni ho sempre l'enorme fortuna di ritrovarmi nelle immediate vicinanze dell'unico cristiano dopato che durante tutto il concerto si muove come una talpa impazzita e salta, spinge, urla, strepita e mi suda addosso e -dio mio- che schifo.
Mi estrapolo e nel frattempo mi dolgo di non avere la possibilità di scrivere sul momento quello che mi passa per la testa, ovvero i centomila motivi per cui la mia fiducia nel genere umano sbiadisce giorno dopo giorno.
A parte l'immensa tristezza nel constatare che per la maggior parte della gente lì presente "legalize the Premier" è una canzone a favore della liberalizzazione delle droghe leggere, la mazzata finale alla mia fiducia nel fandom di Caparezza è stata data dall'agghiacciante visione di quello che è rimasto dopo sul prato del parco nel quale si è tenuto il concerto.
Probabilmente non sarebbe bastata l'intera popolazione di Chubu a ripulire quella roba.

E quindi sono giunta alla conclusione che agli italiani non piace il cambiamento. Agli italiani piace ridurre il posto in cui vivono a una discarica fatiscente per poi trasferirsi nel salotto lustro e pulito di qualcun altro, e magari vantarsi delle dimensioni del proprio pene in Asia, che dev'essere una cosa estremamente appagante.
Sono anche giunta alla conclusione che le frasi che iniziano con "gli italiani" o "il popolo italiota" mi fanno partire emboli che arrivano fino alla Luna e tornano indietro colpendomi dritta tra gli occhi.


nonsietestato(neanche)voi

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