sabato 23 marzo 2013

Quella notte in cui ho sognato il senso della vita e poi l'ho dimenticato

Perché succede questo?
Perché questo fa soldi intervistando le sue "opere d'arte mobili" (leggi "mignotte")?
Cara Disney, cari Teletubbies, cari cartoni tarocchi della Stardust: io vi odio.
Non voglio finire nel patetico, nel solito discorso "i buoni la prendono in culo, i cattivi vanno avanti". Secondo me la questione è diversa, secondo me c'è proprio un problema di prospettive, di punti di vista. Chi l'ha deciso che Aladdin è buono e Jafar è cattivo? Chi ha deciso che Scar ha sbagliato a fare fuori Mufasa? O che il cacciatore che ha ucciso la mamma di Bambi è un completo stronzo? Alla fine, ognuno agisce a cazzo suo, per autoaffermarsi e andare avanti e far progredire la sua stirpe. Ed è sbagliato? Chi l'ha detto? Perché? Alla fine, anche Aladdin era un ladro e un bugiardo. Mufasa (come scopriremo nel Re Leone 2)aveva esiliato Zira (ragazza madre, con tre cuccioli -di cui uno con evidenti problemi mentali- a carico) dalle terre del branco. E la mamma di Bambi...sicuramente avrà fatto qualcosa (voglio dire...suo marito era pur sempre un cervo, if you know what I mean.).
Il tendere all'autorealizzazione è male?
No.
E questa cosa me la sento dire da sempre e soprattutto nell'ultimo periodo. Non è un male, la vita è una, la vita fugge, it's just a ride (per dirla alla Bill Hicks e fare i ganzi).
Concordo, in parte.
L'attimo che fugge, la vita che non ritorna, il momento propizio e la caducità dell'esistenza non devono essere scuse per comportarsi di merda col prossimo. E chi fa del "it's just a ride" la sua licenza di merdeggiare, allora non ha capito un cazzo della vita o, più riduttivamente, del monologo di Hicks che, subito dopo, precisa proprio questo: l'importante è amare, aiutare, blablabla. Non c'è bisogno che lo dica, insomma, non c'è bisogno di ripetere le cose che ci vengono -forse in modo sbagliato?- propinati da cartoni animati, fiabe, film, telefilm, musica e la messa della domenica.
Alla fine "il bene" è diventato scontato, patetico e parlare del bene ti fa sembrare la seminarista sfranta di turno e io stessa mi immagino coi paramenti sacri e la croce al collo mentre dico di porgere l'altra guancia e amare il prossimo tuo come te stesso e blahblahblah (e onestamente questa immagine di me mi disgusta e mi repelle).
Eppure io a queste cose ci credo. Nonostante il mio cinismo, nonostante il mio non credere in Dio o nella giustizia divina o in quel cavolo che vi pare. Io credo che si possa essere buoni, che si possa fare davvero qualcosa per migliorare il mondo. E la mia parte la faccio, o almeno provo a farla, ogni giorno. E non parlo di missioni in Zimbawe, o di salvataggi di foche in Antartide, di donazioni stratosferiche alla Caritas o cose simili. Io parlo delle piccole cose. Per me è importante che si sorrida, per me è importante essere gentile (poi se qualcuno ti sfrangia le maracas, allora un vaffanculo ci sta e sticazzi, non voglio mica essere canonizzata).
L'empatia è una cosa tanto bella, soprattutto se si percepisce/trasmette qualcosa di positivo. Senza fare i mistici, restando coi piedi per terra: non siete più felici se il fruttivendolo vi sorride mentre vi da il resto? Sarò fessa io, ma per me queste cose fanno la differenza. Il condividere esperienze, sensazioni e tutte queste cose hippie che sto dicendo e che nemmeno sapevo di pensare O MIO DIO CHI SONO??
E' questa la differenza tra "buoni" e "cattivi"? Entrambi pensano ai cazzi propri, ma i primi lo fanno sorridendo e dandoti l'illusione di agire per il bene comune.
Ok, ora sto diventando inquietante.
Come al solito dico tutto e il contrario di tutto. Cosa ne penso, realmente?
Che bisognerebbe evitare di far soffrire il prossimo o, se proprio si deve, farlo nel modo più gentile e indolore possibile.
Credo, non lo so.
Poi mi sono svegliata, ma la cosa nel sogno quadrava.

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