martedì 5 febbraio 2019

pt.4

A volte, mi capita di pensare che sarebbe confortante non sapere che il tempo passa.

Elemosinare empatia al Mondo non ha senso. Il sole continuerà a sorgere e a tramontare, anche quando sarò in ginocchio, piegata dai singhiozzi. Anche quando chiederò pietà alla Luna e le pregherò di restare ancora un po', perché non sono pronta per un nuovo giorno. Perché trovo ingiusto non potermi prendere del tempo in più.
È come se un regista capriccioso ed esigente mi prendesse con la forza per un polso e mi costringesse a recitare una parte che non conosco in uno spettacolo di cui ho solo sentito parlare. 
Niente prove generali, niente copione.
I riflettori puntati in faccia, gli occhi che lacrimano e, nel buio, il pubblico che non riesco a vedere. Sorride? È annoiato? Mi ascolta?
C'ho 'sto faro negli occhi e non vedo oltre la punta del mio naso. Per quanto ne so, potrei esserci solo io.
Vorrei girarmi, dire al regista che non sono pronta e che lui è un pezzo di merda, ma la luna e il sole non hanno pietà e se ne fregano se so la parte, se mi sento pronta, se il mio monologo verrà ascoltato da mille persone o da cento o dal tizio che passa la scopa dopo ogni spettacolo.

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